Dopo il troppo non c

 

Dopo il troppo non c'è niente

 di Stefania - psicologa - (6-3-15)- 12-5-17

 

 


 

 

La mia televisione era spenta da tanto tempo, oggi l'ho riaccesa.

 

Non mi ricordavo che ci fossero così tanti riferimenti alla sessualità. Se ne parla in modo più che esplicito, o vi si allude, ma mai troppo velatamente. Nelle pubblicità, nei film, nei talk show, in politica, al telegiornale. Una volta era un tabù da sdoganare, oggi è una pandemia. Certo nemmeno in rete si scherza, ma pare ci sia più scelta, più possibilità di aggirare l'argomento.

 

“Ma dai, che esagerata! Che discorsi da bacchettona!”

Eppure i campanelli d'allarme nella mia testa suonano tutti, perché?

 

Forse perché l'abnorme è diventato normale, forse perché nessuno si stupisce se una coppia di anziani che nemmeno sa come si pronunci la parola “sesso”, commenti senza vergogna le ultime imprese di un porno-attore, forse perché penso ai tanti bambini che assistono a tutto questo.

L'emancipazione femminile ha fallito se il corpo delle donne è solo un oggetto di piacere; ha altresì fallito il mondo maschile che sembra vivere in base al solo istinto animale.

 

Laddove c'è il troppo, immancabilmente, si sviluppa a livello sociale una dipendenza. Ci sono persone dipendenti dal sesso, dalla pornografia, dalle chat erotiche, al punto da non riuscire più a condurre una vita “normale”. Ci sarebbe da chiedersi che cosa è normale oggi. Sembra che tutto vada bene, tutto sia lecito. Ma io continuo a stupirmi nel vedere sui social network foto ammiccanti di ragazze e donne che consideravo sobrie. E tutto questo in ambito “legale”, perché purtroppo sappiamo che anche i reati sessuali sembrano aumentare sempre di più. Appartengo ad un altro secolo, o ad un altro mondo, oppure c'è proprio qualcosa di malato in questo mondo.

Io trovo che l'ambiente creato dalla tv e dai mezzi di comunicazione sia tossico. Credo che faccia male da moltissimi punti di vista. Credo che avendo rinnegato ogni regola, e avendo perso il senso del limite, ci troviamo in un territorio che non comprendiamo, ma che è brutto e brutale.

 

Come psicologa, dico che la sessualità è una sfera delicata e privata dell'essere umano, che delicatamente ed opportunamente deve essere trattata; dico che l'ipersessualità in cui siamo immersi è dannosa, induce falsi bisogni e comportamenti anomali. Come cristiana, dico che non intendo conformarmi a questo clima, dico che amo i limiti che mi sono stati dati, ne riconosco la protezione.

 

La mia televisione è di nuovo spenta.

 

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