IL SERMONE SUL MONTE E IL DIVORZIO

(risposta ad una lettera tratta dalla rubrica Posta de Il Ritorno n.14 del marzo 2001 – parte 2)

 


(segue dalla pag precedente)

h) Riportando il matrimonio e divorzio ai giorni nostri ci troviamo dunque, secondo me, di fronte a due tipi di interpretazioni: una di carattere sociale ed una di carattere religiosa. E’ sbagliato infatti unificare sempre le due cose.

-Il sociale è spesso bel lontano dall’aspetto religioso e deve tenere conto delle leggi dello Stato. In Italia il divorzio è ammesso e regolato da apposita legge (vedi foto e didascalia).

 

La foto ritrae una manifestazione svoltasi a Milano nel 1969. La legge che introdusse in Italia l’istituto del divorzio, proposta dal deputato socialista Loris Fortuna con il liberale Baslini, fu introdotta nel 1970, e fu una grande conquista civile non solo dei movimenti femminili ma di tutto il popolo italiano. Sottoposta a referendum nel 1974, fu modificata nel 1987 (Enc. Encarta]

 

-Il punto di vista religioso dipende dalle varie dottrine delle chiese e purtroppo le chiese sono sempre tra loro in disaccordo. Il cristiano che appartiene ad una chiesa specifica, regolata da precise norme di diritto canonico come quella cattolica,  ha solo due possibilità: o rimane nell’obbedienza di un comportamento specifico o si dissocia assumendosi le proprie responsabilità.

 

 

i) Sui matrimoni “misti”: Anche qui non si possono fare regolette spicciole. Molto gioca la maturità, la cultura, le fede e l’amore verso Dio di almeno uno dei due coniugi. Consiglia infatti l’apostolo Paolo “Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente, e questa acconsente di abitare con lui, non la mandi via. Anche la donna che ha un marito non credente, se questi acconsente di abitare con lei, non lo mandi via,” (1)

Diverse sono le unioni da considerare: unione con religioni molto diverse; (2) unione con cristiani di confessioni e denominazioni diverse (3) eccetera. Bisogna distinguere; si deve vedere caso per caso. In linea di massima comunque, personalmente, sono abbastanza contrario ad unioni con eccessive differenze, siano esse di fede, età, cultura o tradizioni. D’altra parte, è pur vero che se ognuno si dovesse sposare solo nella sua cerchia (atei con atei, Tes. Di Geova con Test. Di Geova, cattolici con cattolici, ecc.) allora si correrebbe il rischio di creare dei ghetti quasi razzisti.

Nel vecchio testamento vengono cacciate le donne straniere (4) e lo stesso Salomone, superfluo ricordarlo, peccò proprio in questo: (5) accettando mogli straniere (che portavano nella sua casa e dunque nel suo cuore idoli stranieri) cominciò ad allontanarsi da Dio tollerando ciò che all’Eterno faceva dispiacere. Più che di amore forse si può parlare di passionalità, sensualità.  Questo stato continuò fino a che lo stesso re si trovò isolato da Dio, senza più la Sua grazia.

Non abbiamo appreso nei nostri studi che il rapporto con Dio è una trasformazione continua dell’essere nostro? Ebbene, anche la coppia, in Dio si trasforma insieme. Questa trasformazione della coppia avviene in ogni caso: sia per un miglioramento continuo che per una disgregazione continua.  

Se le anime seguono aspirazioni diverse anche i cuori finiscono con l’essere divisi, e la trasformazione da espansione diventa involuzione o nei casi peggiori, corruzione.

L’integrità nostra, la nostra completezza ed onestà davanti a Dio costituiscono la trasparenza necessaria affinché lo Spirito di Dio possa operare in noi.

Personalmente dubito che in unioni promiscue si possa realizzare tale unità spirituale tra i coniugi e con Dio. Ma ripeto è solo la mia opinione.

Del resto nello stesso Vecchio Testamento vengono presentati casi particolari molto importanti: accennavamo tempo addietro al caso dei figli di Elimelek e Naomi che sposarono delle moabite (6) e Rut fu determinante poi per la nascita dello stesso Gesù. Per cui non si deve essere drastici nel giudizio.

Parlavo poco fa con mia figlia di questo argomento: “certo” dicevo, “non ci si può unire con chi professa una religione che offende Dio” e lei: “ma chi offende Dio, di solito, tratta male anche gli uomini, quindi difficilmente si sposa per amore”. Può essere vero.

Diciamo che c’è una linea ideale e c’è una linea insondabile –spesso rivoluzionaria- di Dio stesso.

Certa è una cosa (pensate al film “indovina chi viene a cena”) chi si trova di fronte a matrimoni di culture e fedi diverse deve essere consapevole che la sua vita non sarà mai “normale” nel senso che non sarà facile e troverà molti ostacoli. Deve essere insomma una persona un po’ speciale; forse un gradino più in su degli altri rispetto a saggezza, fede ed amore.

 

j) Alla luce di quanto detto vediamo il caso specifico della convivenza che ci ha presentato la sorella Matilde. Molti aspetti si intrecciano, generando confusione e vanno visti separatamente:

-Il sig. B è cattolico, e come tale non gli sarebbe consentito il divorzio a meno di motivi particolarmente gravi esaminati dalla “Sacra Rota”. (7) La separazione in effetti sembra a molti una strada facile, ma se non ricordo male essa è accettata dalla chiesa cattolica (sempre per motivi gravi) solo se presuppone l’intento del coniuge che si separa di non unirsi più con nessuno. In pratica dovrebbe restare solo. In caso contrario mi pare che vada contro la dottrina di questa chiesa. Il sig. B invece si è, diciamo così, “accompagnato” con un’altra donna andando contro le regole della sua chiesa. Per questo motivo non può, secondo me, dire alla sua compagna “siccome sono cattolico posso stare con te ma senza sposarti perché non mi è permesso il divorzio dalla prima moglie”, mi pare un goffo, contorto e un tantino ipocrita fattore di comodo. Se vuole definirsi cattolico aderisca alla dottrina che gli viene imposta di non unirsi più a nessuna compagna; se non è d’accordo con questa regola della sua chiesa abbia il coraggio di assumersi le sue responsabilità ed esca allo scoperto. Nella chiesa cattolica non esiste la libertà del singolo. C’è una gerarchia piramidale ed i fedeli sono tenuti all’obbedienza. Lo comprendano bene i cattolici “a modo mio”. Basta che interpellino il loro vescovo in forma ufficiale  ed avranno risposte ufficiali. Non amo molto le persone che “arrangiano” le dottrine a comodo loro, meno che mai ho simpatia per i preti che lo permettono creando così ancora più confusione nei fedeli.

- La sig.ra A è evangelica (sarei curioso di sapere di quale denominazione) ed ha accettato di convivere con un separato cattolico? Brava! Con chi si è consigliata? Dev’essere un pastore molto all’avanguardia, così avanti agli altri che forse si è perso pure lui…

Ma al di sopra di ogni aspetto dottrinale e di fede vi è secondo me una base di rispetto  che non è stata adempiuta: il sig.B si unisce ad una donna libera portando in se stesso una specie di mezzo legame ancora in atto. Doveva prima risolvere il suo problema di separato e poi, magari proporsi ad una nuova compagna affrontando, perché no, anche il difficile problema della differenza di confessione. Non vorrei che si confondesse dunque la mancanza di correttezza iniziale (in fondo B non era libero né davanti alla chiesa né davanti allo Stato) con la convivenza stessa, sulla quale si poteva anche discutere. La sig.ra A dunque deve  rendersi conto che ha accettato non un uomo, ma un “uomo-problema” e con questo problema (che diventa anche di lei nel momento che si unisce a lui) ci deve convivere fino a che non si sveglia e si ricorda di aver diritto ad essere rispettata.

 

k) Le parole del papa sul divorzio? Quali? Ricordo quando nel 1977 anch’io da cattolico mi trovai ad affrontare un divorzio e l’organizzazione ecclesiastica d’allora fece sapere a me ed alla mia ex che con una certa somma… avremmo avuto l’annullamento dall’”indivisibile vincolo”… Ricordo anche pochi anni fa quando ai divorziati la chiesa cattolica continuava ad impedire i sacramenti, tuttavia fece sapere che se il divorziato andava in un’altra parrocchia… lontana da quella di appartenenza…  allora poteva comunicarsi! Per cui cara Matilde alla tua domanda come vedo io le parole del papa, rispondo che, con tutto il rispetto…. proprio non le vedo.

 

l) Chi ti ha detto che gli evangelici non si sposano in chiesa?  Qui sei proprio in errore Matilde. Nella maggior parte delle chiese evangeliche (le ADI e la Chiesa Avventista sono tra queste) il pastore ha la possibilità di celebrare il matrimonio esattamente come il prete e questo atto viene automaticamente trascritto anche dallo Stato italiano.

 

m) Concludendo, esprimo in tutta modestia e semplicità il mio parere personale: credo che il matrimonio sia un patto serio tra due persone. Se questo impegno è cementato dalla fede cristiana allora abbisogna di fedeltà e rispetto. Però (a somiglianza del patto di Dio con l’uomo) se uno dei due non mantiene più il suo vincolo e liberamente sceglie di seguire un’altra strada, non si deve obbligare a nulla, ma esercitando il massimo grado dell’amore possibile, anche nell’amarezza e nel dolore, gli si permetta pure di andare. Chi resta, ed è abbandonato (“tradito” possiamo anche dire, ma con significato ben più profondo che quello materiale) è anche lui libero di mantenere l’amore ed aspettare un probabile ritorno di chi se ne è andato, oppure di dimenticarlo e proseguire coerentemente la propria strada, sia da solo che in compagnia di un nuovo patner. Come la fede infatti non si può imporre, così il matrimonio non si mantiene con la repressione. I giudizi, lasciamoli, come sempre, a Dio.

 

 

(AGG. 4-12-12)

 

 

 


(1) 1Corinzi 7:12-13

 

(2) Il buddismo per esempio si presenta come religione molto aperto e tollerante; al suo opposto l’islamismo impone severamente molti limiti persi alla lettera, soprattutto alle donne.

 

(3)  Anche qui, una cosa è l’unione tra un battista e una metodista ed una è l’unione tra un cattolico ed una evangelica o tra un cattolico ed una testimone di Geova. Non parliamo poi accettare un mormone che pratichi ancora  la poligamia!

 

(4) Neemia 13:23-35 “In quei giorni vidi pure alcuni Giudei che avevano sposato donne di Ashdod, di Ammon e di Moab; la metà dei loro figli parlava la lingua di Ashdod e non sapeva parlare la lingua giudaica, ma parlava soltanto la lingua di questo o di quel popolo. Allora io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, li feci quindi giurare nel nome di DIO che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi.

 

(5) 1Re 11:6-8 Così Salomone fece ciò che è male agli occhi dell'Eterno e non seguì pienamente l'Eterno, come aveva fatto Davide suo padre. Allora Salomone costruì sul monte di fronte a Gerusalemme un alto luogo per Kemosh, l'abominazione di Moab, e per Molek, l'abominazione dei figli di Ammon. Così fece per tutte le sue mogli straniere, che bruciavano incenso e offrivano sacrifici ai loro dèi.

 

(6) Rut 1:4 Essi sposarono delle donne moabite, di cui una si chiamava Orpah e l'altra Ruth; e là dimorarono circa dieci anni.

 

(7) Sacra Rota: Tribunale ordinario dello Stato Pontificio. (…) Nella sua composizione attuale il tribunale della Sacra Romana Rota è composto da 10 o più uditori nominati dal papa, mentre il collegio giudicante è composto da 3 membri. La sua competenza più importante riguarda la nullità e lo scioglimento dei matrimoni concordatari, cioè quei matrimoni celebrati secondo il rito cattolico aventi effetti civili per la legge italiana. [Enc. Encarta]

 

 

 

 

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