Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

MOVIMENTI DELL’ANIMA – dispersione e riunione

 

di Renzo Ronca - tratto da: "L'Espansione Spirituale" 2001-2002 - agg. 15-5-13 - (Livello 3 su 5)

 

PAGINA 12  DI ES3

 

 

L’uomo è stato creato da Dio per la vita; e la vita eterna è nel pensiero del Creatore.

La morte è subentrata come conseguenza dell’allontanamento dalla presenza di Dio;  di per sé la morte non esiste, come non esisterebbe il peccato se fossimo in Dio.

La vita dell’uomo sulla terra non raffigura uno stato di “vita” come nel progetto iniziale di Dio, ma indica piuttosto uno stato di dispersione in atto.

Noi siamo stati dispersi; la nostra condizione sarebbe semplicemente quella di anime alla deriva, senza speranza, proiettate verso il niente, se Dio stesso non avesse pensato con infinito amore ad un piano per riunirci a Lui attraverso Gesù Cristo.

L’allontanamento da Dio avvenne in un momento preciso dell’eternità, provocando un disfacimento graduale e relativamente lento del nostro essere. L’uomo, pensato per l’eternità, ha cominciato a morire. In Genesi possiamo vedere come le esistenze di quei personaggi diminuiscano sempre più passando da 500 a 400, fino a 100 anni. E’ un modo di comunicarci che più ci si allontana da Dio e più ci si allontana dalla vita.

 

Ma il disfacimento non è solo fisico, sono convinto che anche i nostri pensieri, nella corruzione in cui l’uomo vive, si siano inquinati e dispersi.

L’uomo non ha più una memoria “consapevole”. Se togliessimo la Bibbia non ricorderemmo più la nostra identità.

 

Le persone senza Dio si identificano con il proprio corpo e basta. Niente spirito o anima, solo il corpo, la carne ed i suoi istinti. Materialismo puro. Non ci sono gli altri in questo egocentrico squallido mondo costituito solo da noi stessi.

 

Come esempio pensate al sistema solare: per un complesso sistema di gravitazione vi sono dei pianeti che ruotano attorno al sole. Vi è un perfetto equilibrio di forze che permette la continuità del movimento senza che i pianeti precipitino nel sole o vengano catapultati nello spazio. L’uomo è come un pianeta che ha deciso, sulla scia di una disordinata affascinante meteora, di allontanarsi dalla propria orbita. Senza la luce vera, senza il calore e la forza di Dio che lo avvolgeva, l’uomo si allontana sempre più in un vuoto dove può contemplare solo il disfacimento di se stesso.

 

La condizione dell’uomo senza Dio è terribile; provate ad immaginarvi sopra una pietra nello spazio, soli, in un buio sempre più profondo, dove non c’è un rumore, un segno di vita, mentre la vostra mente torna con la memoria ad un tempo in cui qualcuno vi amava… Quale angoscia, quale strazio deve aver provato Gesù nel Getsemani, vedendosi staccato dal Padre….

 

Eppure rendersi conto di questo stato di allontanamento, di “deriva spirituale” è il primo indispensabile passo per poi desiderare coscientemente un ritorno. Ricordare… rendersi conto… soffrire… desiderare un ritorno.

Tutto questo ravvedimento, anche se sofferto, è un segno della grazia di Dio e dell’opera dello Spirito Santo. Senza di questo ci sarebbe solo una curiosità intellettuale, non l’amore verso Dio, il dolore della Sua mancanza.

 

Il ricordo di Dio genera una inquietudine del presente e il desiderio del ritorno.

Nel nostro stato di separazione dal Padre vi è una sofferenza che è una grazia: mi riferisco a quell’inquietudine che ci fa sentire una nostalgia indefinita… un qualcosa che non si sazia di nulla, che non può saziarsi né per il cibo né per l’amore della migliore sposa… una malinconia che non è distruttiva perché partendo dal rimpianto del passato non ci permette di abbandonarci alla tentazione del morire.

 

Quel tipo di dolore ci aiuta a vivere, è una lotta tra il degrado che vediamo con gli occhi ed una scintilla di vitalità che percepiamo nel profondo…  un quid che freme per poter uscire e rivelarsi… è l’impronta che Dio ha lasciato nel nostro essere quando ci pensò ed il suo pensiero si realizzò. (1)

 

Probabilmente se si dovesse esprimere con delle immagini ed emozioni questa impronta assomiglierebbe al primo sguardo che vede il bambino quando viene alla luce -lo sguardo della mamma- al suo amore e calore; allo sguardo dell’innamoramento quando da adulti “ci sentiamo a casa” negli occhi di chi ci pensa e ricambia il nostro amore. Allora l’innamoramento sarebbe un “ritrovare” uno sguardo quello di una madre, per esempio, che ci amò per prima (Carotenuto). E Dio ci amò per primo. Appena creati forse lo vedemmo in qualche modo. La nostra esistenza è tesa alla ricerca dell’amore.

 

Ma cos’è allora questa ricerca se non un “ritorno”? Pensateci su un momento. Noi non “ricordiamo” Dio, non sappiamo come è fatto. Eppure qualcosa di noi lo ricorda.

Dio stesso ha lasciato un segno, come un nostalgico richiamo, un “dove sei?” (2) nella profondità del nostro essere a cui non possiamo sottrarci. Tapparsi le orecchie non serve, non è una voce normale, è un segnale insopprimibile come l’istinto della vita stessa. RisponderGli significa aprirsi al ricordo, imparare a ricordare attraverso un cammino di conversione fino a tornare alle nostre origini.

 

E cos’è questo ricordare se non un riunirsi in Dio stesso? Non la possiamo togliere questa inclinazione: guardiamo le coppie chi si vogliono bene: non cercano forse di unificarsi nei gusti nelle scelte, di fare le stesse cose per essere sempre più insieme? Noi cerchiamo Dio e Lui cerca noi. Un desiderio di unione profonda, di perdersi l’uno nell’altro. Dio in Cristo ha annullato se stesso per amore.

 

Noi per amore non saremmo capaci di qualsiasi “pazzia”? Ed è proprio questo che è avvenuto ed avviene. Gesù nella sua “pazzia d’amore” si è consegnato al mondo sapendo a cosa andava incontro. Quando noi per virtù dello Spirito Santo, nella miracolosa e misteriosa rivelazione veniamo toccati, che altro possiamo fare se non amarLo a nostra volta?

 

Si assiste così ad una “inversione di corrente” se così si può dire: se prima eravamo come meteore senza controllo, se andavamo alla deriva come relitti, ora abbiamo ritrovato la dignità di figli di Dio e comincia il nostro cammino verso la riunione col Padre. La nostra mente si è aperta, non siamo più disordinati esseri senza orientamento ma, per i meriti di Gesù, siamo figli di Dio; questi sono i movimenti dell’anima sospinti dal desiderio di Lui.

 

Parlavamo anche dei nostri pensieri. Noi siamo costituiti anche di pensieri. I nostri ricordi che si sovrappongono al presente, il nostro modo di elaborare l’insieme e tradurlo in movimento costituisce la nostra persona. I nostri pensieri siamo noi. Il corpo esprime fisicamente e lentamente il veloce susseguirsi del nostro pensiero. Il dare peso ad un pensiero anziché ad un altro determina una scelta piuttosto che un’altra; è davvero importante il valore del nostro pensiero; esso occupa la parte centrale e risolutiva del nostro essere: “L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae il bene; e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae il male, perché la bocca di uno parla dall'abbondanza del cuore.”(3)  “Poiché dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.”(4)

Nella dispersione terrena, nel momentaneo isolamento dell’uomo da Dio, anche i nostri pensieri subiscono migrazione, sparpagliamento, divisione… Dopo l’incontro con il Cristo, l’opera dello Spirito riallaccia instancabilmente i fili dei nostri pensieri rivelandoci la verità delle cose.

Tutto questo però non è detto che sia rapido né indolore. Si tratta di uno scontro molto forte di due tendenze. Noi infatti non conosciamo la via che ci suggerisce lo Spirito e non ci viene spontaneo affidarci a Qualcuno che ci plasma, anzi istintivamente ne respingiamo l’operare. Possiamo esserci consacrati mille volte a Dio, ma inevitabilmente dentro di noi ci sarà una istintiva resistenza alla Sua opera. Non è il nostro spirito, che subito intuisce ed accoglie Dio, ma è la nostra tendenza carnale, terrena, logica e razionale, che agisce come fosse un meccanismo automatico di difesa. Ed in un certo senso è comprensibile: si tratta di cambiare la nostra natura terrena egoistica e materiale in un’altra spirituale. Potremmo forse dire “lo spostamento del baricentro dell’io”. Ci viene chiesto di credere senza poter toccare con mano. Non è facile per nessuno avere questa fede.

Su questa controtendenza del tutto umana, che ci sospingerebbe alla deriva, alla dispersione, si immette per di più la forza dell’Ingannatore che cerca di amplificarla. L’opera dello Spirito in noi dunque trova ostacoli e resistenze molto forti. Più siamo amati da Dio più il diavolo si impegnerà a fondo aumentando a dismisura ciò che può controllare: non l’intelligenza, né lo spirito, ma le emozioni, le ferite, le paure, i dubbi…

La sofferenza è spesso l’effetto di una guerra terribile, senza esclusione di colpi. Fuori possiamo anche chiamarla depressione, malinconia, in realtà si consuma dentro di noi un piccolo Getsemani che nessuno può vedere, capire… nessuno può farci compagnia. Il diavolo ci ha isolato e cerca di convincerci che nessuno ci ama, nemmeno Dio. E’ a questo punto che la lotta diviene davvero disumana. Nel senso che non dobbiamo combatterla tutta noi. Noi crolleremmo subito. Abbiamo una sola possibilità: ricordare la croce, pregare Dio con tutta la forza che abbiamo; ricordare che è per i meriti ed il sangue di Gesù che noi siamo salvati; che non è vero che siamo così soli nell’universo. Ecco che allora, guadagnando tempo guadagneremo terreno sul nemico che dovrà cedere. La tempesta che ci spingeva di nuovo al largo si calma e i nostri pensieri ritroveranno orientamento. Resistere, pregare, attendere.

Non abbiate paura cari fratelli. Non temete. Anche nella sofferenza non siete soli (come dice il pastore Masdea di cui riportiamo uno studio). Non la prendiamo di petto, non combattiamo direttamente ciò che ci si presenta; non sappiamo infatti da dove provenga; potrebbe essere anche un’opera di Dio che ci educa, che ci allena alla maturità spirituale. La prima cosa da fare è rivolgersi al Signore. Chiediamogli di capire, di aprirci la mente, di rafforzarci; apriamogli il nostro cuore senza mai rinnegare la nostra offerta di consacrazione; piangiamo pure le nostre amarezze, saranno lacrime benedette che, come ha detto il fratello Stefano in un toccante sermone, ci avvicineranno ancora di più alle consolazioni del Padre. E se alle volte vi sentite inspiegabilmente assorti, con agitazione, trepidazione, inquietudine interiore per qualcosa che vi sfugge… non temete, è il nostro Signore. Lo Spirito Suo infatti compie un lavoro incredibile e impossibile a dirsi fin dentro le profondità del nostro inconscio: Egli va a cercare tutte le nostre migliori particolarità che sono alla deriva, le raccoglie con infinito amore e le immette nel nostro carattere, ricostituendo la nostra persona così come era pensata da Dio, in origine. Affidiamoci dunque Lui con grande fiducia in una costante preghiera che è incontro continuo di due esseri che si stimano e si amano. Anche se questo stato di apparente degrado esteriore sembrerà avanzare, anche se persiste la sofferenza, vi renderete presto conto della verità, quando prenderà corpo nella vostra mente, sempre più nitida, una consapevolezza nuova e luminosa di voi stessi che avevate dimenticato. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (5)

Si, lo stato di libertà è meraviglioso, ti fa respirare a pieni polmoni da una montagna sul mondo. Ripresi dall’abbandono mortale, riuniti finalmente al Padre in Cristo per mezzo dello Spirito Santo, cominceremo in anticipo ad assaporare  la vita eterna felice e gioiosa nella casa che Gesù ci ha preparato. E se in questo modo il ricordo bello del paradiso perduto può riaffiorare, allo stesso tempo il ricordo degli affanni non ci sarà più: “E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate” (6)  Sia lode e gloria a Dio che così tanto ci ama.

 

 

NOTE

(1) Cominciammo a trattare questo argomento nella seconda parte della raccolta di appunti verso l’espansione spirituale 1994-95 (ES2) parte I cap. 1 “Seme, radice dell'uomo: ‘imprinting’ di Dio”…

(2) Gen. 3:9

(3) Luca 6:45

(4) Luca 12:34

(5) Giovanni 8:32

(6) Apocalisse 21:4

  

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