PAGINA 1  DI ES3

 

 

L’ESPANSIONE SPIRITUALE, MOVIMENTO DI DIO

 

[Gesù disse] «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero» (Giovanni 5:17)

 

 

Attraverso le parole di Gesù «Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero» possiamo capire che l’attività di Dio è continua. Entrare consapevolmente in essa e lasciarsi avvolgere dalla Sua trasformazione è il nostro desiderio. Sappiamo che è cosa buona perché se restiamo in Lui possiamo continuamente sperimentare i nostri cambiamenti in meglio e partecipare alla Sua opera salvifica .

In questo nuovo ciclo di appunti ES3, Vi vorrei parlare se riesco,  proprio di questa attività continua, eterna, del Creatore, inserita nel nostro piccolo pianeta e nella nostra brevissima vita terrena.

Dalla lettura dei nostri appunti precedenti abbiamo imparato a non considerare più nulla come fisso e statico, ma a ragionare in modo plastico e dinamico, sotto forma di movimenti.

Dio è “Il Movimento” per eccellenza, la creatività, lo Spirito, la vita.

Noi schematizzammo questo movimento in una spirale che si apre verso l’infinito, lo ricordate?[1]  Questo movimento, come un seme, è inserito come una scintilla nella nostra memoria, nel nostro essere. E’ “l’imprinting”[2] di Dio, come già dicemmo in un capitolo apposito.

 

Ma questo moto, questo viaggio della nostra persona, pure se presente potenzialmente[3] in tutti, affinché possa realizzarsi al meglio deve essere “innestato” anche nella nostra coscienza. Perché questo avvenga è necessario allora l’incontro di due volontà: quella di Dio e quella nostra. Noi non siamo in grado di dire se, quando e come avverrà questo incontro; nemmeno osiamo avventurarci fornendo regole rigide su concetti come la predestinazione[4]; procediamo per fede e non per razionalità (anche se la logica non è assente dai nostri pensieri). Così, mantenendo l’attitudine mentale alle cose di Dio, speranzosi delle Sue aperture, delle Sue rivelazioni al nostro cuore, predisponiamo la nostra persona all’attività di Dio con fiducia, come il campo quando viene arato per la semina. Cominciamo ad analizzare e a riflettere quello che ci circonda osservandolo non più staticamente, come fosse una foto, ma dinamicamente come fosse un movimento.

Caratteristica comune dei nostri tempi è la ricerca del piacere. Come cercare di riempire un vaso senza fondo. Una ricerca che si sviluppa in tutte le forme: fisiche[5], intellettuali[6], filosofiche[7], politiche[8], e persino pseudo[9]-religiose.[10]  Il mondo va in questa direzione. Questo è il suo movimento.

Lo spirito che in noi ha messo Dio va in senso contrario a quello mondano: è attratto dalla Sua sostanza, “santa”[11], ovvero “messa da parte” da questo sistema di cose.

La conversione non nega il piacere, ne limita solo gli eccessi. Non incoraggiamo le esuberanze di una vita ascetica[12], ma ci affacciamo su di essa ogni giorno, proiettando il nostro cuore al di là del confine che c’è tra il quotidiano e lo straordinario.

Anche nella mezz’ora di una piccola passeggiata, o in una fermata su una panchina silenziosa si può portare il pensiero tra le braccia di Dio. Basta un minimo di allenamento, di “decontaminazione” dal frastuono dell’inutilità e della vanità che ci circonda.

Dunque nel nostro essere ci sarà una spinta, una pressione, che tenderà a ricongiungersi con la parte da cui si trova separato. Un’attrazione verso Dio-Creatore-Origine-Madre-Padre.

Ma questa spinta insopprimibile verso Dio, pure se non sempre cosciente, è “inserita” se così si può dire in un sistema terreno dominato da leggi fisiche ed evolutive molto lente e limitate. Non saprei come definire tutto ciò che è legato alla gravità, al tempo terrestre, al funzionamento chimico elettrostatico del nostro cervello, alla difficoltà di elaborare lentamente dei pensieri e tradurli poi in forme razionali…  Proviamo come Jung[13] a parlare di “contenitore” e “contenuto”.

Il problema nostro, come esseri umani, è che abbiamo un contenitore (il corpo) molto limitato, sottoposto a leggi terrene molto precise, che non può assolutamente contenere le realtà spirituali, le leggi dell’eternità che regolano l’universo, le espressioni di Dio, la Sua Persona, il Suo pensiero. Potremmo dire che il nostro “uomo spirituale” è “ospite” di un “uomo terreno”, che fa del suo meglio ma che più di tanto non può fare.

Il difficile processo di identità infatti, che ci accompagna per tutta la vita inizia proprio con la domanda esistenziale “chi siamo”? Noi siamo “anche” il corpo, ma non solamente. Anzi, più andremo avanti e più scopriremo che la nostra parte fisica è solo una minima parte rispetto ad una persona molto più complessa.

Solitamente ci identifichiamo con la parte fisica (noi “siamo” il corpo) ma se vogliamo crescere (l’età della riflessione, della maturità e delle scelte), se lavoriamo bene, tenderemo ad identificarci più con quella spirituale (noi “siamo” “figli di Dio” e saremo con Lui, nella stessa sostanza). Avremo sempre cura naturalmente del nostro corpo ma sapremo considerarlo come una parte da coordinare e non ci faremo più guidare solo dai suoi istinti.

Mi è sempre piaciuta la definizione di Francesco d’Assisi del suo corpo: “frate asino” lo chiamava, perché teneramente riconosceva in lui la capacità di portare molti pesi mentre fedelmente lo seguiva in ogni comando. La capacità di gestire il proprio corpo (e non di essere gestiti da lui) è fondamentale per ogni buon cristiano e si acquista un poco per volta. Mi riferisco ai controlli degli appetiti (anche sessuali), al controlla della lingua, delle preoccupazioni, delle ansie, degli istinti, ecc. ecc.

 

Che succede allora tra “contenitore” e “contenuto”? Il contenitore (corpo terreno) non può vedere Dio e restare in vita[14], non lo può “contenere”; per lui la parte spirituale sarà sempre estranea, “aliena”, qualcosa da guardare con diffidenza; e non conoscendola, certe volte addirittura la combatterà, scambiandola per un nemico. Chi non riconosce Gesù, non può “liberarlo” in se stesso, ma preferirà “liberare Barabba”, che forse è ladro e assassino, ma che tutto sommato è più comprensibile, spaventa di meno.  Non a caso nel battesimo si parla di “morte” di una nostra persona e di rinascita di un’altra. Diciamo che certe parti di noi non se la sentono proprio di “morire”. Per esempio se uno è abituato all’arrivismo come fatto normale, all’ambizione come pregio, alla ricerca del potere e del denaro come base di vita, all’orgoglio come segno di distinzione, come farà ad accettare un’idea che parla del contrario? E’ ovvio che preferirà “liberare Barabba e lasciar morire Gesù”.

 

Del resto è insopprimibile la sete di Dio della nostra anima. Anche l’ateo, secondo me, ne sente gli effetti.

 

Allora si tratta di due movimenti: uno terreno ed uno spirituale. Schematizzeremo quello terreno verso sinistra e quello spirituale verso destra:

 

 

 


                                         

 

movim terreno    movim spirituale  (fg.1)

 

 

Le due parti nella persona non sono mai perfettamente coincidenti e variano per ognuno di noi; abbiamo dunque uno “sfasamento” di due spinte in movimento:

.

 

 

 

fg.2

Questo lo schema dell’uomo: due movimenti difficili da accordare; due nature tendenzialmente opposte.

 

Soffermiamoci un pochino a riflettere. Che siano tra loro in contrapposizione è evidente anche dalle parole dell’apostolo:

la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l'una all'altra…” (Galati 5:17)

 

Nelle discipline orientali si cerca di stabilizzare in un equilibrio le due forze considerandole uguali, come due semplici concetti di  “male e bene”[15]. Ne consegue che il raggiungimento dell’assenza di desiderio (ovvero l’assenza di supremazia di una delle due forze) porta la pace e la serenità perché elimina ogni tensione. Questo, tecnicamente, potrebbe anche funzionare, ma ci appare un tantino egoistico ed indifferente verso il prossimo. Noi siamo cristiani. Abbiamo scelto di seguire Gesù che ha dato la Sua vita per amore nostro e crediamo in Dio come Essere vivo, creatore dell’universo; Dio che ha un piano di salvezza e che lo porta a compimento con il ritorno reale del Signore. Dunque non possiamo accettare questa visione delle cose. Per noi allora non si tratta di forze uguali e contrastanti, ma solo dell’attività di Dio da una parte e della resistenza a Lui dall’altra. La forza dunque sarebbe una sola. L’altra è solo un’opposizione limitata, istintiva, legata alle leggi terrene, ma gestita e amplificata da una creatura, il diavolo, con precise origini ed una fine prossima, non avente in sé stessa né sostanza, né vita propria. Il male per noi non è altro che l’evoluzione contraria, l’espansione in negativo,  per un’assenza di Dio.

 

Tornando alla figura 2 potremmo tentare qualche considerazione:

Se fossimo solo spirito (non sarebbe raffigurata la parte con rotazione verso destra) saremmo un movimento perfetto in apertura  e in continua diffusione della  creatività divina.

Se fossimo solo corpo terreno (non sarebbe raffigurata la parte con rotazione a sinistra) saremmo  spinti solo a stare bene fisicamente.

Le due nature in noi sono come due carte da gioco che per un certo meccanismo di forze si attraggono e si respingono. La nostra volontà decide come assestarle; se aprirle o chiuderle…

Noi cerchiamo di privilegiare la parte spirituale mantenendo tuttavia la cura di quella fisica:

Giovanni 4:24 “Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».

1Tessalonicesi 5:23 “Ora il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo”

1Tessalonicesi 4:4 “che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto” (CEI)

 

Abbiamo anche parlato, in passato, di fasi di crescita. La nostra metamorfosi infatti inizia sulla terra e terminerà quando saremo completamente trasformati

 

Ogni fase, ogni passaggio è come un assestamento nella nostra figura; “una ridefinizione del sé” potremmo dire, ovvero un rinascere continuamente, una ristrutturazione della nostra identità cosciente, un aggiornare consapevolmente il lavoro di trasformazione che sta avvenendo in noi per opera della potenza di Dio.

 

Questi fasi di crescita non avvengono in maniera regolare con scadenze precise; né siamo in grado di prevederli perché l’attività di Dio si svolge per una certa parte anche nel nostro inconscio.[16] Tuttavia possiamo dire che se da una parte il nostro spirito esulta, dall’altra il nostro corpo può reagire in modo opposto. Ogni assestamento sembra essere manifestarsi infatti con grande sofferenza morale e fisica. 

La sofferenza quindi sarebbe in molti casi come l’inevitabile reazione dell’umano di fronte al divino.

Prendiamo i grandi personaggi biblici, gli innovatori, i profeti… la loro attrazione verso Dio era di una tale forza da provocare continue crisi e dolorosissimi scompensi nella loro vita terrena:

(Geremia 20:7) Tu mi hai persuaso, o Eterno, e io mi sono lasciato persuadere; tu sei più forte di me e hai vinto. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me. (versione ND)

 Geremia ha provato questa divisione interiore, questa lotta, fino in fondo. Seguiamola nella versione CEI che in questo caso appare più incisiva:

(Geremia 20:7-9) Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me.

Quando parlo, devo gridare, devo proclamare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!». Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.

Seguire Dio è tutto per il nostro spirito, ma se questo desiderio di essere in Dio e corrispondere in tutto alla Sua volontà è molto forte si arriva quasi a quello che ci appare come un annullamento della propria persona. Non può non soffrire il nostro corpo. Quel qualcosa di umano e ancora terreno lotta con il fiume dello Spirito di Dio. Geremia si vede come un derelitto, un oggetto di scherno. Si sente vinto, forzato da Dio; un Dio considerato quasi come un nemico perché lo fa soffrire così tanto. Ma è l’uomo che parla, l’umano, non il suo spirito raffinato dal soffio dell’Eterno. E quando questa forza indicibile agisce, parte da dentro al cuore, dal centro della spirale della vita, corre ed infiamma tutta la persona e trascina tutta la nostra anima. E allora la parte umana cede. Si lascia colpire dalla freccia dell’amore e si lascia morire.

Se potessimo schematizzare Geremia prima e dopo questo passaggio scopriremmo probabilmente che nella fig.2 la parte di sinistra ha subito uno “scatto di crescita”, o di espansione, verso sinistra e la parte destra, necessariamente si è dovuta adattare ritrovando un nuovo confine cosciente, una nuova “distanza” tra umano e divino.

Sono queste continue “regolazioni” o espansioni di tutta la nostra persona che ci affinano nella percezione del Divino e ci predispongono e ci rendono immeritatamente capaci di essere riconosciuti ed accolti dal Signore quando ritornerà.

 

 

 

 

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[1] Gli appunti precedenti sono disponibili per chi ne faccia richiesta. Per nuove immagini sulla spirale vedi un poco più avanti:   “Espansione e simbolo della spirale ”.

[2] dall’inglese ‘impressione, stampa’, (dal franc. ant. ‘impronta’). La vc. è stata coniata dall'etologo K. Lorenz, come calco del ted. Prägung ‘azione dell'imprimere; In biologia: Forma rapida e limitata di apprendimento, che si verifica durante un periodo precoce della vita, mediante cui i piccoli di certe specie apprendono, venendo a contatto con i genitori o con altri individui della specie, le proprie caratteristiche specifiche. (Diz. Zingarelli) Psicologicamente, per estensione, noi usiamo questo termine come un’impronta di Dio (probabilmente già inserita nel nostro DNA) che lentamente affiora alla superficie della coscienza. (n.d.r.)

[3] In potenza, virtualmente, teoricamente.

[4] Predestinazione: Nella teologia cristiana, l'insegnamento secondo cui il destino eterno di una persona è predeterminato per immutabile decreto divino. La predestinazione non implica necessariamente una negazione del libero arbitrio. La maggior parte degli esponenti della dottrina sostiene infatti che sia predeterminato unicamente il destino eterno di ciascuno, non le sue azioni, che rimangono libere. La dottrina tradizionalmente assume due forme: predestinazione singola e duplice predestinazione (Enc. Encarta)

 

[5] La ricerca, spesso sfrenata, di appagamento attraverso i sensi. Il sesso e il mangiare sono al primo posto. Le altre persone hanno importanza solo in funzione del nostro piacere.

[6] La falsa conoscenza solo dell’intelletto, fredda, senza sentimenti, senza cuore, lontana dalla realtà. L’approccio degli intellettuali alle Sacre Scritture è rovinoso. Il piacere di conoscere tante cose ma senza l’umiltà, è niente.

[7] L’edonismo è appunto quella “concezione filosofica che identifica il bene col piacere sensibile, immediato” (Garzanti)

[8] Il potere. Avere la possibilità di comandare altri, di essere riverito, ubbidito… soldi, successo… vago senso di onnipotenza… Chi è preso da questa droga ne diventa schiavo. Brilla per un attimo e poi il nulla.

[9] “Pseudo”:: vale in genere “falso” (pseudonimo). Denota in alcuni casi falsa e apparente somiglianza o affinità fittizia o esteriore (pseudoparalisi, pseudoconcetto).  (Dizionario Garzanti)

[10] L’esasperazione di pratiche ascetiche o di tecniche di meditazione; la bramosia di “possedere” lo Spirito. Ci si comporta come il goloso davanti al piatto di dolci: ci “si riempie di spirito” dimenticando il prossimo e il rispetto verso Chi fornisce il “cibo”.

[11] Santa, sacra, separata dal profano […] (Zingarelli)

[12] “Ascesi:  Tirocinio spirituale e fisico che, attraverso digiuno, isolamento, meditazioni e preghiera, procura la perfezione interiore e il distacco dal mondo e dagli istinti” (Zingarelli)

[13] Carl Gustav Jung (1875-1961): psicologo e psichiatra svizzero. Il suo pensiero si differenziò da quello di Freud. Il suo indirizzo teorico e terapeutico prese il nome di “psicologia analitica”. Scritti vari, tra cui “L’io e l’inconscio”. (Melzi)

[14] Esodo 33:20 [Dio] Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo».

[15] Viene negata dunque l’esistenza di Dio come “Persona”.

[16] E’ quell’attività della Grazia che Giovanni della Croce chiamava “la notte dell’anima”. Egli dimostra che è un bene che sia così perché in questo modo tale attività non viene più frenata dalle nostre paure e dai nostri desideri umani, ma agisce direttamente sul nostro spirito in maniera “infusa”, diretta.