Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

PRIMA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE

1989-1994  Rev.3

di Renzo Ronca

 

 

ASCOLTARE LA VOCE DI DIO ATTRAVERSO LA MEDITAZIONE SULLE SCRITTURE

 

CAP. 1 : CONSIGLI SEMPLICI PER RIFLETTERE SULLE SCRITTURE - 1 parte

 

Questo cap. 1 permette, in forma molto semplice, di acquisire i rudimenti per raggiungere l'intimità' col Signore. Si fa la conoscenza del necessario distacco dal mondo (fase 1), dove l'uso della volontà e' determinante, dei primi silenzi, dove l'unico cibo e' la parola di Dio (fase 2) e si pone subito attenzione al discernimento per non cadere nella magia (fase 3).

FASE 1: "IL DISTACCO"

E'  necessario toglierci dalla mente quei pensieri ricorrenti, quelle ansie e preoccupazioni che tutti i giorni "ci prendono" (la parola esprime bene il concetto). Spesso siamo così avviliti, lacerati da una ferita, o così ribelli contro quello che ci sta capitando che, pur soffrendo enormemente nel cuore e nello spirito, non riusciamo ad uscirne. Magari ci aspettiamo aiuto dagli amici, dai familiari, ma non sembrano capirci e la nostra solitudine aumenta come la nostra rabbia. E' come una molla che si carica sempre più, come una bomba pronta ad esplodere... bisogna fare qualcosa. Maledire, bestemmiare, prendersela col primo che capita o con quelli che ci vivono accanto non e' la soluzione migliore, anche perché non ne hanno colpa. Prendersela con noi stessi giudicandoci continuamente ("accidenti a me, non dovevo fare così, ho sbagliato") e' pure sbagliato; così facciamo solo del male  agli altri e a noi stessi.  Allora per uscire da questo circolo chiuso che porta solo all'esaurimento nervoso bisogna usare, con metodo, la nostra volontà. Non e' vero che non riusciamo ad usarla in certi momenti, dobbiamo solo trovare il modo di "innescarla" di tirarla fuori ed usarla GRADATAMENTE. Come un corpo debole o che vuole essere più forte viene sottoposto alla disciplina di uno sport e giorno per giorno, lentamente, i suoi muscoli crescono, diventano più agili, forti, pronti ad essere usati, così la nostra mente viene sottoposta ad una graduale  e disciplinata crescita affinché sia più stabile, più ferma e risponda meglio alle nostre sollecitazioni e alle nostre emozioni, filtrando, controllando, aprendosi ad una ricezione più disciplinata del mondo circostante. LA VOLONTA' deve essere sollecitata al massimo. Sentirsi privi di volontà e' un inganno. Possiamo avere poca forza, sentirci abbattuti; alle volte ci sembrerà che tutto non abbia senso e che non valga la pena di vivere, ma attenzione! Vi sono dei meccanismi, delle forze spirituali che non possiamo conoscere bene. Prima di dire "E' tutto inutile. Per me e' la fine." andiamo a vedere se e' vero: Pensiamo ad un grosso peccato, uno veramente molto grave: il tradimento, il lasciar morire una persona cara senza far nulla per aiutarla, anzi rinnegando proprio di conoscerla... pensiamo a Giuda e a Pietro.      Entrambi commisero il peccato: Giuda tradì per trenta denari e Pietro, nonostante fosse stato avvisato, rinnegò Gesù tre volte;  aveva giurato nella sua sicurezza tutta umana "Mai ti tradirò!"; aveva lasciato tutto per il suo maestro; era, come gli altri e forse più degli altri deciso a seguirlo dovunque, eppure anche lui lo tradì; peggio, lo rinnegò tre volte. Ma se il peccato fu simile, come mai ebbero destini tanto diversi? Perché Giuda si impiccò e Pietro divenne il più responsabile tra i discepoli? Non guardiamo tanto il peccato, ma alla REAZIONE DELL'UOMO DI FRONTE AL SUO PECCATO.  GIUDA NON EBBE FEDE IN DIO. Non credeva che Gesù  avrebbe potuto  perdonarlo. Giudicò se stesso in base al senso di colpa  che  non viene mai da Dio! Questo, in ultima analisi e' il vero impedimento: il non credere nella gratuita salvezza di Dio. Pietro  "si  ricordò della  parola del Signore"  "e,  uscito  fuori, pianse amaramente". Riflettiamo con calma su queste parole di Luca (cap. 22, vv. 62-63):

"Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò della parola del Signore il quale gli aveva detto 'Oggi prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte' e, uscito fuori, pianse amaramente".

Leggiamo la frase più volte, senza fretta, senza ansietà. Lasciamola depositare dolcemente nel nostro cuore...

"Il Signore guardò Pietro..."

Pensiamo a quello sguardo. Gesù era probabilmente con il viso pieno di sangue, pestato, deriso... Pietro proprio in quel momento stava giurando e spergiurando di non averlo mai conosciuto... Gesù poteva chiamarlo, rimproverarlo, anzi, poteva addirittura e con ragione accusarlo, invece niente. Lo guarda solamente. Senza un gesto. Gesù non ci accusa. Mai. Come non accusò Pietro non accuserà nemmeno noi. Non accusiamo ne' gli altri ne' noi stessi. Come Gesù non ci punta il dito contro, anche noi, quando siamo nella sofferenza impariamo il silenzio. Ma non il silenzio di chi non parla, ma se la lega al dito, e pieno di rancore aspetta l'occasione buona per farla pagare. Cerchiamo il silenzio e basta. Fosse anche il più doloroso e rabbioso che si possa immaginare cerchiamo di restare nel silenzio. Basta poi pensare un attimo a Gesù, un solo istante ed e' come incontrare il suo sguardo. Uno sguardo così sofferente che forse ci farà più male di una frustata. Ma lasciamoci guardare lo stesso. Ci farà male essere penetrati da uno sguardo così puro, dolce e terribile ma non opponiamo resistenza. Guardare Gesù un istante e' ricordarci di quello che Lui e', delle sue parole. E' confrontarle con le nostre, con le nostre azioni e' scoprire la nostra enorme povertà.

"E Pietro si ricordò delle parole del Signore..."

 Ma questo esame di coscienza, questo scoprirci così cattivi, così incapaci, non basterebbe a salvarci, anzi aggraverebbe la nostra situazione facendoci precipitare in un baratro di paura. In fondo anche Giuda probabilmente si sentì così riprovevole. Questo confronto tra l'umano e il divino, tra la nostra statura e quella di Dio potrebbe schiacciarci. Il Signore lo sa. Per questo se da una parte permette un pianto amaro come quello di Pietro, pieno di pentimento, dall'altra ci libera da questo stesso dolore, ce lo mostra dal di fuori, con un certo distacco, necessario, per non essere soffocati dalla nostra stessa amarezza.

"..e uscito fuori, pianse amaramente.."

..uscito fuori. E' questo il distacco. Dobbiamo poter uscire dalla prigione dei nostri pensieri, da quel circolo chiuso che e' la disperazione, l'angoscia, la rabbia impotente.  Da soli non ce la possiamo fare. Il nostro concetto di amore, di perdono, di accettazione degli altri e' alquanto immaturo e limitato. Inoltre ci troviamo, in certi casi, all'interno di uno scontro di forze troppo potenti e spirituali per poter essere comprese razionalmente. Fidiamoci di Gesù che ne sa più di noi. Lasciamoci portare da Lui. Il nostro peccato, la nostra amarezza, tutto quello che ci fa tanto male,  ci apparirà, a poco a poco, come da dietro un vetro. Forse non sparirà subito, ma sarà sempre più indiretto e lontano il suo effetto su di noi. Il problema, qualunque esso sia, sarà messo al suo posto, più piccolo, più umano, più superabile e non ci spaventerà più perché il Signore non desidera "farcela pagare", non vuole che nessuno di noi si faccia del male con pensieri o azioni. Egli ci ama di un amore impossibile da spiegare. Ci toglie di dosso ogni impurità, ci fa indossare abiti meravigliosi e ci fa abitare nella sua casa. Solo Lui  può "portarci fuori" dalle nostre angosce, dalle nostre paure.

     Riassumendo, due cose contano per poter compiere questo "distacco" da ciò che ci opprime: LA VOLONTA' E LA FEDE. Volontà per richiamare alla mente il nome di Gesù. Fede nell'aspettare che Lui ci aiuti. NELLA PRATICA:

Per favorire il distacco psicologico e spirituale cominciamo con quello pratico, ALLONTANIAMOCI FISICAMENTE da ogni fonte di tensione o confusione. L'ambiente che ci circonda e' molto importante, specialmente agli inizi. E' bene cercare un luogo silenzioso, senza troppe distrazioni. Potendo, la campagna, il verde dei boschi; ma anche un angolo della casa più quieto,  in un momento adatto alla concentrazione. Questo impegno di riflessione e meditazione sulle Sacre Scritture,NON DEVE ESSERE UN PESO, una preoccupazione, ma al contrario un momento riservato a noi stessi perché attraverso quel dialogo con Dio che e' la preghiera, il Signore possa sollevarci dalle nostre tensioni quotidiane, fino a portarci alla calma interiore necessaria per accogliere il suo nuovo insegnamento. E' bene essere soli in queste riflessioni. Non c'e' d'aver paura della solitudine; pure se oggi questa viene considerata come un qualcosa di negativo, dietro vi e' nascosto un tesoro. Spesso (come e' detto in Osea "L'attirerò' nel deserto e là  parlerò al suo cuore") e' proprio il Signore che ci chiama in disparte. Non ci può essere una regola precisa per tutti. ognuno deve poter trovare il suo modo di passeggiare, di fermarsi, di sedersi e di pensare. E' ovvio che dipenderà molto dal momento che stiamo passando. Non c'e' niente da vergognarsi a piangere se ci sentiamo disperati, il Signore sa bene come consolarci. Capiterà anche che canteremo felici. L'importante e' dare credito a Dio ed aprire con Lui un "collegamento" in qualunque modo, perché e' solo questo che ci può salvare. 

 

Correlazioni:

ASCOLTARE LA VOCE DI DIO ATTRAVERSO LA MEDITAZIONE SULLE SCRITTURE

CAP. 1 : CONSIGLI SEMPLICI PER RIFLETTERE SULLE SCRITTURE - 2 parte

CAP. 1 : CONSIGLI SEMPLICI PER RIFLETTERE SULLE SCRITTURE - 3 parte

 

CAP. 2 :  "L'APRI E LEGGI" VISTO CON CAUTELA

CAP. 3 : NOTE DA QUALCHE LETTERA SULL'"APRI E LEGGI"

CAP. 4 : COME PERCEPIRE I MESSAGGI DI DIO (cenni da sviluppare)

 

 

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