Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

SECONDA RACCOLTA DI APPUNTI  VERSO L'ESPANSIONE SPIRITUALE 1994-1995  (Rev. Febbraio 1998)

di Renzo Ronca

 

 

IL VIAGGIO DELL'UOMO E DELLA CHIESA VERSO DIO nella relatività delle nostre azioni limitate e dei nostri piccoli pensieri

 

PARTE  II

 

CAP. 2 - L'ABBANDONO DEL NUCLEO ORIGINARIO

  

     Cominciamo subito col dire che gli schemi non sono mai come li scriviamo. Per ovvi motivi pratici noi scriviamo 1, poi 2, poi 3, e così via; ma nella pratica non c'e' quasi mai uno stacco così evidente tra una fase e l'altra. Non e' proprio uno scenario in cui c'e' un atto, il sipario, poi un altro e nel mezzo possiamo uscire a fare uno spuntino: in realtà le fasi di crescita come le manda lo Spirito di Dio si susseguono in maniera meravigliosa una all'altra ed e' difficilissimo accorgersi dei mutamenti; spesso quando li scorgiamo sono già avvenuti. E' un po' come la crescita delle piante: vi sono i mutamenti delle stagioni che tutti conoscono come l'assenza delle foglie d'inverno, la fioritura a primavera, i bei frutti estivi ed autunnali ecc. Ma solo l'occhio allenato del contadino può scorgere quello che la maggior parte della gente non vede: le piccole gemme, le cacciate fuori posto da potare, l'inizio di una malattia, il momento preciso della maturazione ecc. Noi pure cercheremo di diventare bravi contadini per poter vedere da vicino lo sviluppo della pianta.

      Un trapianto presuppone la giusta stagione, la giusta età della pianta, la giusta terra in cui crescere.

      La partenza della sposa presuppone la stagione dell'amore, ma non inteso come innamoramento iniziale,[1] bensì la maturità dell'amore, quella in cui ci si sente in grado di procreare, di dare amore e non solo di volerlo ricevere.

      La stagione dell'incontro della Chiesa col suo Sposo e' solo nelle mani di Dio. Lui solo conosce il momento. A giudicare dalla situazione in cui versa la terra e da come e' ridotto il nostro spirito, non dovrebbe essere lontano.

      Per una pianta la potatura e' indispensabile. Nel caso di un trapianto e' bene potare anche le radici. A vedere queste piante ridotte ai minimi termini nei rami e nelle Radici si ha un'impressione di debolezza e di miseria: -come potrà vivere così tagliata?- ci chiediamo. Invece una potatura decisa sarà proprio l'elemento determinante per la futura crescita forte e rigogliosa. Noi non accettiamo l'idea di farci potare. Ne' noi, ne' le nostre chiese. Eppure la Chiesa del rimanente sarà molto ridotta.[2] Il Signore sta compiendo una potatura perfetta nelle nostre ramificazioni infruttuose, nelle nostre radici eccessive. Chi non l'accetta vive un'apparente fioritura, un'apparente bellezza, ma sarà come il fico senza frutto che delude Gesù e che per questo si seccherà in poco tempo.[3]

      Accettare la potatura, per una chiesa e' enormemente difficile. Ho visto la nascita di moltissime belle chiese-piantine ma poi nella crescita le ho viste intricate di rami. Si slanciano tutte verso l'alto come in una gara a chi e' più vicino al cielo, però di frutti ce ne sono pochi. La regina Vasti era una pianta bella, ma non rispettò adeguatamente il suo signore e l'orgoglio le fece perdere il suo posto accanto al re. Il Signore può suscitare una Ester in ogni piccolo nucleo di chiesa che teme l'Eterno. Conviene lasciarci potare.

      Una chiesa potata non ha potere alcuno. Sa solo servire.

      Una sposa e' pronta quando sa uscire dall'interesse per se stessa, quando esce dalle proprie comodità e accetta persino di cambiare nome; infatti sa di non avere altro nome che "di Cristo".

      Ma le chiese che conosciamo non vogliono cambiare i loro nomi che le evidenziano: diffidano di ogni forma di ecumenismo, proprio perche' non vogliono perdere il loro nome.

      Sarebbe come un'attrice che desiderasse fare la moglie e la madre ma non volesse rinunciare alla carriera. O si vive per la propria immagine, che inevitabilmente sfiorirà, o si accetta un fertile anonimato che tende solo a far comparire Gesù. Difendere a tutti i costi la propria "identità" può anche significare difendere l'amor proprio, l'egoismo umano.

      L'abbandono del nucleo originario e' un passaggio necessario, formativo, basilare, ma più interiore che esteriore.

      Una figlia che sia libera veramente può vivere benissimo con i genitori in un rispetto reciproco, ma pensateci bene, quante sono le famiglie che, più o meno involontariamente, non formano situazioni di attrito, conflitto, sensi di colpa, ecc? Penso che non a caso sia stato scritto:

 "Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno una sola carne."[4]

      Chi non riesce o non vuole lasciare la casa paterna non e' completamente maturo. Meglio non sposarsi piuttosto che costringere lo sposo nella casa vecchia con i suoi genitori. Vicino si, ma non proprio insieme. Vi e' un'intimità che bisogna saper proteggere. Il linguaggio, le tenerezze, le discussioni della nuova generazione possono essere diversi da quelli dei genitori... diversi solo nella forma magari, ma perché allarmare e turbare inutilmente? Quello che conta e' che a spezzare poi il pane si sia concordi, puntuali, sinceri, con l'amore e tutta la dedizione che ci ha insegnato Gesù.

      Molte chiese si comportano nel battesimo dei credenti come quei genitori che non accettano di passare a fare i nonni; vogliono sempre gestire la vita dei figli: prima del matrimonio preparano loro casa, lavoro, mobili, automobile, conto in banca, ecc. Ma non e' amore e' il suo contrario.

      Non c'e' cosa più stonata e brutta a vedersi di un bambino che si atteggi ad adulto o di un vecchio che non accetti di invecchiare! Avete mai visto quegli anziani, coi capelli bianchi, che a tutti i costi vogliono essere giovani? Usano un linguaggio da sedicenni, si fanno vedere in discoteca, mettono vestiti eccentrici... Triste, patetico, deleterio. Le chiese la devono smettere di far finta di essere sempre giovani. I responsabili abbiamo la compiacenza di diminuire al sorgere del rinnovamento spirituale; siamo meno protagonisti e più servitori! Scendere dai ruoli, scendere dai titoli, scendere dalle proprie abitudini; umiltà e servizio senza pretese. I figli divenuti adulti soffocano spesso per le eccessiva presenza dei genitori che non sanno divenire anziani.

     Il genitore forse e' come programmato per prendersi cura dei figli e tenderebbe a non fare altro; però ha anche lui la sua maturità e la sua fede e deve sapersi controllare ed gestire. Il suo compito principale sta nel portarli alla maturità, nel saperli far camminare tra i pericoli della vita, fornendo loro equilibrio, onestà, assennatezza, coraggio, ottimismo, fede. Ma il suo ruolo di genitore non finisce a questo modo: vi e' un ruolo meno apparente ma forse anche più importante, dopo: una presenza saggia, discreta; come un elemento calmo di confronto. 

     Una chiesa può essere troppo presente nella vita del credente, come certi genitori morbosamente attaccati al loro figlio; così rovinerà la sua vita spirituale; ne farà un passivo esecutore, grasso di troppo mangiare, pieno di slogan, pauroso del buio.

      L'idolo dei figli poi e' terribile. Genitori che non parlano d'altro, che non hanno altro nella mente. Madri che si sostituiscono alla nuora nella cucina, nelle spese, nell'arredamento... Non ci si meravigli quando il Signore, nella sua infinita saggezza, certe volte ce li allontana. E' per il loro ed il nostro stesso bene.

      Non c'e' da meravigliarsi neanche se un giovane decide di allontanarsi da certe chiese. Può sbagliare certo, ma non potremmo anche aver sbagliato noi? Pensate ai giovani nostri figli: non passano fasi, età, periodi di allontanamento ed avvicinamento? E non ci dicono alle volte, sorprendentemente, espressioni che ci fanno pensare e migliorare?

      Perché dovrebbe essere diversamente nelle chiese?

      Gesù non ha mai obbligato nessuno a restare con lui; ha chiamato, invitato e poi ha solo parlato. Alle volte il suo parlare era volontariamente difficile; non era possibile capirlo subito; una prova di fede certamente; ma anche di intelligenza.

 Vi ricordate quando parla di se stesso come pane sceso dal cielo?[5]

 "molti dei suoi discepoli dissero: -questo parlare e' duro, chi lo può capire?-" (v.60)

 Gesù non forza, non obbliga, ma analizza a tira fuori l'essenza vera delle persone e dice:

 "Questo vi scandalizza? Che sarebbe allora se vedeste il Figlio dell'uomo salire dove era prima?"

 Gesù non "aggiusta" la situazione difficile coi suoi discepoli mediando con parole accattivanti perché restino con lui, anzi, al contrario, sembra quasi aggiungere altri motivi di "scandalo" per alcuni. Era un atto di maturità e di coraggio sia da parte del Signore e sia da parte dei suoi discepoli. Egli sentiva certamente che tra loro ve ne erano alcuni che non credevano (v.64) e probabilmente "il parlare duro" era fatto apposta per loro. Niente compromessi, solo chi può fidarsi resta. Alla domanda diretta: "Volete andarvene anche voi?" anche i dodici probabilmente si saranno sentiti confusi, ma Pietro nella sua semplicità risponde:"Signore da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna." (v.68).

 Ecco vedete che perfetto risultato di fede e di intelligenza si ottiene con la libertà e la verità senza condizionamenti e forzature di vario genere?

      Attraverso la libertà, con il solo seguire Gesù, la Chiesa si affina, rimane nella verità.  

     Ma come si può pretendere di possedere la sapienza del Signore ed essere noi stessi giudici dei nostri compagni? Un chiesa rigida e che impone le sue scelte non potrà progredire nella verità ma soltanto nell'efficienza organizzativa. Andiamoci piano dunque nel gestire vita e pensieri  dei figli siano essi naturali o spirituali.

 

Correlazioni:
 

1 - IL MOMENTO DELLA SPOSA: UN ATTIMO DI RIFLESSIONE PRIMA DI USCIRE     DALLA NOSTRA VECCHIA CASA

3 - LA NUOVA VITA

4 - I NUOVI RAPPORTI COL NUCLEO ORIGINARIO

5 - LA VIA GIUSTA: CRESCITA CONTINUA NELL'ESPANSIONE SPIRITUALE

6 - NECESSITA' DELL'ESSENZIALE

 

 

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[1] "..inoltre egli non sia un neoconvertito, perché non gli avvenga di essere accecato dall'orgoglio e non cada nella  condanna del diavolo." 1 Tim. 3:6.

[2] Sof 3:12

[3] Mat 21:19

[4] Gen 2:24; Mat 19:5; Efes 5:31

[5] Giov 6:47 e segg.

 

 

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