LA FELICITA’: ESPANDERSI IN DIO - di Renzo Ronca – (30-11-10) - 28-4-18

 

 Quando il Signore rapisce un’anima e in maniera ineffabile le si mostra, quell’anima è riempita da una gioia incontenibile, inimmaginabile. I termini di raffronto, le definizioni, le conoscenze che abbiamo... tutto diventa relativo, si fa piccolo e si fonde con l’attimo di quel presente.

Non è che le conoscenze e le esperienze nostre perdano di significato, ma finalmente trovano il significato in quel presente vivo, dove tutto è perfettamente al suo posto ed incredibilmente allargato, “esploso”, nell’universo.

L’anima è così “riempita” ed allo stesso tempo così “risucchiata” in Dio, che non ha più richieste, non ha domande, trovando perfetta completezza. Come atterrita di beatitudine, sembra soffocare di quella immensità che è quasi musica. E’ slegata dal tempo terreno e percepisce l’eternità dal Divino che le sta davanti. Ne fa parte.

 

Il nostro corpo non è preparato a quel tipo di esperienza, non sa come reagire e l’intensità di ciò che prova è tale che potrebbe essergli fatale. E’ come uno strumento misuratore che non è calibrato per ciò che scorre tra i suoi puntali e la lancetta sbatte a fondo scala. Come un fulmine in una lampadina tascabile. Senza una difesa, un filtro, si potrebbe bruciare, potrebbe morire. Se Dio in qualche modo non intervenisse e non rendesse compatibile “Trasmettitore” e “ricevente”, almeno per un frazione di secondo, la piccola lampadina, cioè l’uomo, sarebbe annientato. Ed in effetti probabilmente questo “scambio” non avviene nel nostro corpo; non tutto almeno.[1] 

L’anima può essere “preparata” dallo Spirito di Dio perché non si spaventi, magari con un sogno che diventa via via una visione più intensa, fino al vero e proprio "rapimento mistico"[2]  ed alla “comunicazione” diretta del Divino, per gli scopi che Dio conosce. [3]  

 

Ma l’anima può anche essere rapita in modo improvviso, quasi violento. Sono come slanci d’amore che possono essere delicati o improvvisi come una passione.

 

Più è intenso e colmo di “passione d’amore” e più è difficile il riassestamento nella vita di tutti i giorni. Dopo questo attimo sublime vi è il processo contrario: l’anima rapita e toccata dal Signore, ritorna improvvisamente anima vivente terrena, spesso in modo  traumatico. E’ un passaggio dove si prova dolore, dispiacere, quasi disperazione e non si vorrebbe mai attraversare. Sembra un cambiamento contro natura, un entrare nella prigionia della vita carnale.

E’ qui, appena effettuato questo “ritorno all’umano” che si percepisce quel vuoto acuto, insopprimibile, lancinante, che possiamo chiamare “nostalgia esistenziale”. La nostalgia di una  unione celeste che abbiamo avuto e perso, e che vorremo continuamente ritrovare. E’ come una tensione, è l’anelito della nostra anima che ci rende ancora più soli in questo mondo perché nessuno potrà capirci.

 

Tuttavia, ecco che la nostra vita acquista un obiettivo, tende a quell’incontro di cui ha memoria ed esperienza. Mentre con la presenza del Signore è morta la disperazione, con la Sua attesa nasce la speranza. La nostra anima anela a Dio, non può farne a meno, tende a Dio, è insopprimibile il desiderio. La nostra vita è protesa verso questo obiettivo nella fiducia della promessa che da Dio ricevemmo: “Tornerò” [4].

 

Ecco che la fede non è statica limitata o restrittiva, ma una fiamma che si apre e si solleva: una espansione spirituale continua.

 

Tutto questo viaggio e desiderio dell’anima può essere consapevole o inconsapevole ma è comunque aperto a tutti ed avvertito da tutti (a diversi livelli, non necessariamente in forme così intense) come una necessità, una forte spinta latente.  

E’ consapevole, per chi ha avuto la grazia di sperimentarlo o per chi ha avuto aperture dallo Spirito di Dio. Le esperienze con il Signore possono essere un ventaglio infinito in quanto a qualità e quantità della grazia ricevuta.

E’ inconsapevole, e nascosto (spesso si manifesta con varie forme di inquietudine interiore) per ogni anima anche prima di aver realizzato la fede (quindi anche non credenti). Infatti l’uomo era già con Dio (nella creazione) e l’anima in se stessa mantiene ancora l’impronta di Dio (imprinting) e non può non ricercarLo per tutta la vita. La ricerca di questo Bene-Amore-Madre-Padre-Dio, può essere più o meno “illuminata” più o meno disordinata, ma sempre in noi c’è la tendenza a ricomporci in Lui.

Quando per diversi motivi facciamo resistenza o non vogliamo dare spazio a questa “sete di Dio”, la nostra inquietudine può aumentare molto, manifestandosi con sofferenze che possono assomigliare alle depressioni, ma i motivi in qs casi non vanno confusi con le cause di una patologia: è come se qualcosa avesse bisogno di nascere, di uscire, di venire alla coscienza e noi, magari con un materialismo esasperato, glielo impediamo.

 

Vi sono in pratica due processi di espansione: uno per “grazia infusa” che viene da Dio e va direttamente nell’anima; l’Altro che dall’anima viene “dispiegato”, aperto, portato alla conoscenza della nostra mente razionale, che arriva a “far suo” il Verbo già trasmesso dallo Spirito di Dio allo spirito nostro.

Ma non si creda che questo crescere nella “espansione spirituale” sia una specie di new age, un luogo dove dentro c’è di tutto! Noi ci riferiamo a un cammino cristiano evangelico di consacrazione, rigorosamente biblico, serio, equilibrato, senza fanatismo alcuno, senza proselitismo. Nessun sincretismo tra religioni sacre e profane, nessun ecumenismo generico. E’ come se il nostro cuore, toccato da Dio, divenisse liquido come il “mercurio” e questo cominciasse a scorrere dentro i binari della Bibbia, con il treno condotto dallo Spirito santo.

 

Se il tuo cuore è sofferente, se la tua idea di Dio è un concetto lontano, libera questo spirito che hai dentro diminuendo gli ostacoli della quotidianità, del conformismo, dell’intellettualismo, dell’egocentrismo; e poi, quando sei solo, prova ad inginocchiarti e a rivolgerti a Questo Dio che ancora non conosci. Se riesci a trovare l’umiltà necessaria per un ridimensionamento del tuo “io”, allora il tuo cuore davvero si scioglierà versandosi in un Dio che si rivela come Essere vivo.

In questa comunione scoprirai che la solitudine come privazione di qualcosa non esiste, ma nei silenzi del mondo troverai invece il riempimento, la serenità di un vivere felice, perché capirai che sei parte del creato.

E’ questa una fase importante dell’espansione che diviene felicità: la consapevolezza di vivere una serenità pieni di grazia; la diffusione di questa grazia in ogni cosa che guardi e che senti, la dilatazione del tuo “io” fino a che diventa “noi”.

 

 


 

[1] Dice l’apostolo Paolo riguardo ad una sua immensa esperienza: “Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.  So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso..”(2 Cor 12: 2-4)

[2] “Rapimento mistico” è impossibile usare un termine appropriato quando si tratta di visioni celesti, contemplazioni divine, beatitudine o elevazione dell’anima. Comunque qs termine è così spiegato: “Nella teologia mistica, uno dei momenti nell’unione estatica: l’anima viene «rapita» da Dio con impeto e violenza perché, quasi inebriata, senta solo la vicinanza dell’Onnipotente, con amore e timore” (Treccani)

[3] I motivi per cui Dio agisce in qs modo sono tanti e anche misteriosi finché non li rivela; alcuni esempi potrebbero essere:  Per salvarla, risanarla, indirizzarla, darle una impronta indelebile per il giorno del Signore; per un amore molto forte tra quella specifica anima e Dio; Per una missione specifica, ecc. (es. Isaia 6)

[4] Giovanni 14:3; e 14:18

 

 

Riferimenti  

 

 

indice "emozioni"     -  home

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica sono scritti NON PROFIT, senza fini di lucro, per il solo studio biblico personale di chiunque lo desideri - vedi AVVERTENZE