Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

QUANDO I GENITORI INVECCHIANO

AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO (IN FAMIGLIA) - 2

di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 3-6-12

 

Durante il ciclo di vita di una famiglia i genitori guardano i loro figli crescere, diventare grandi. Ad un certo punto, passati alcuni decenni,  avviene un cambio, uno scambio di ruoli, almeno in quelle famiglie “regolari”, quelle in cui si mantengono i contatti e i rapporti: i figli iniziano a guardare i propri genitori crescere, invecchiare. Siete già arrivati a questo periodo della vostra vita? In ogni caso vi invito a riflettere insieme, porrò una serie di domande che spero stimoleranno nuove visioni, apriranno diverse prospettive.

COSA SIGNIFICA INVECCHIARE?

A volte il figlio si accorge all’improvviso che i genitori sono diventati anziani, da una loro azione mancata, da una frase o da un gesto infastidito del genitore che prima si riusciva a controllare di più. Altre volte la consapevolezza della loro anzianità arriva insieme ad una malattia che li colpisce  e allora vedi meglio il loro stato attuale di debolezza, il cambiamento. La malattia rende più fragili, più insicuri, meno pazienti, meno bendisposti, ma anche la vecchiaia ha lo stesso effetto spesso.

Diventare anziani non è soltanto un fatto puramente cronologico ma significa anche questo, sentirsi vulnerabili rispetto al mondo, sentirsi insicuri nel far fronte alla realtà, ai tempi, alle novità; avere grande difficoltà a stare al passo e non riuscire più ad accogliere il nuovo, le nuove idee, i nuovi ritrovati, nuove amicizie, nuovi progetti… La chiusura, il blocco, mentale e fisico, oppure quando va bene, il rallentamento nei movimenti fisici come in quelli mentali, con tutto ciò che comporta (l’esclusione da alcune attività, la non considerazione da parte dei più giovani, l’inaccessibilità di alcuni luoghi, ecc).

Teniamo questo concetto di vecchiaia sempre presente! Non dipende da quanti anni abbiamo…

TRA L’INCUDINE E IL MARTELLO

Immaginiamo un figlio  cresciuto, ha scelto una compagna, ha formato la propria famiglia, ha avuto figli a sua volta ed ora è arrivato a circa cinquanta anni. C’è un periodo particolare in cui ci sono tre generazioni in vita e chi sta in mezzo deve occuparsi delle altre due. Questo è l’impegno di molte persone che mentre lavorano, crescono i figli, curano la casa, si preoccupano anche di non trascurare i genitori anziani, soprattutto se non sono autosufficienti. E’ un momento faticoso fisicamente e psicologicamente in cui tra le altre cose,  emerge la vera natura del rapporto che c’è stato in passato tra genitori e figlio. (seguirà link approfondimento – GLI STILI GENITORIALI)

MA QUANTA PAZIENZA CI VUOLE! (E QUANTA COMPRENSIONE) . A volte ci accorgiamo di essere severi nel giudicare le azioni dei nostri genitori anziani, vorremmo che riflettessero di più prima di parlare, che fossero più saggi, meno sgarbati o meno egoisti; un anziano ha una visione piuttosto egocentrica delle cose e spesso si intestardisce su posizioni superate o inutili. Come si fa a ragionarci?

A volte ricordiamo come erano forti, efficienti, pronti, abili e veloci, allegri e confortanti, adesso invece dove sta tutta quella energia? Non sarà che ci dispiace vederli così cambiati? Che abbiamo nostalgia del genitore che ci faceva sentire protetti? Non sarà per questo che a volte rispondiamo con stizza alle loro debolezze? Oppure succede che su questa loro debolezza prendiamo la rivalsa per antichi rancori? Proviamo verso loro emozioni contrastanti, a volte compassione e senso di protezione, altre volte fastidio e rifiuto.

E intanto dobbiamo anche fare il nostro ruolo di genitori rassicuranti, sicuri ed efficaci con i nostri figli a casa…

GENITORI BUONI E GENITORI CATTIVI. FIGLI BUONI O FIGLI CATTIVI?

Dobbiamo riconoscere che ci sono anche genitori cattivi: quelli violenti, quelli che traumatizzano, quelli che non danno l’amore e la sicurezza che dovrebbero dare ai figli. Non stiamo a giudicare o a vedere il perché (sono quasi sempre persone/figli che sono stati a loro volta vittime di violenza), a noi interessa capire le nostre emozioni e come comportarci. Un figlio che ha subito violenza dal genitore, come può riuscire a curarsi del genitore diventato vecchio?

E’ giustificato se resta indifferente ai bisogni del padre/madre rimasto solo? Si sentirà meglio se ricambia con la stessa ignoranza e indifferenza? Come può risolvere il malessere che prova davanti al suo provare rifiuto o rancore?

Ma consideriamo l’ipotesi migliore, il caso di bravi genitori ormai nella terza età e non autonomi completamente. Il loro figlio sentirà spontaneamente il dovere di occuparsi di loro? Sarà per lui sempre un piacere?

La situazione più frequente in genere è una via di mezzo, aver avuto genitori “così così”, che hanno fatto del loro meglio, con qualche successo e qualche sbaglio.

Per un figlio è un mero dovere provvedere alle necessità dei genitori? Fino a che punto bisogna dedicarsi ai genitori anziani? Come si può stabilire una misura, in base a quale criterio? E’ un dovere o dev’essere solo per amore?

OLTRE LE NECESSITA’ FISICHE

E poi c’è il benessere mentale, i bisogni relazionali e le gratificazioni affettive, a cui pensare. Ma queste cose sono diritti di tutti, dei figli e dei genitori, dei giovani e dei vecchi!

Non si tratta soltanto di mettere una badante o di relegare in un ospizio una persona che non è autosufficiente e che quindi richiede tempo e considerazione. Di cosa si tratta allora?

Non tutti i genitori invecchiano bene, in salute e serenamente, per lo più vediamo anziani con qualche malattia o che anche se sani sono depressi, paranoici,  non danno più valore a niente, hanno perso la voglia di uscire e di parlare con gli altri. Cosa possiamo offrire loro?

PARLIAMO DI AMORE, DI GRATITUDINE E DI EMPATIA.

 In alcuni casi è più difficile perché nel rapporto con il genitore anziano si possono riattivare antichi meccanismi, vecchi sentimenti provati nel corso della crescita, dinamiche familiari di tanti anni prima che oggi ci destabilizzano, e ogni incontro può essere fonte di rinnovato malessere portandoci all’incapacità a stare insieme, ad accudire serenamente, a mostrare affetto.[1]

Dobbiamo provare ad azzerare tutto e creare un nuovo dialogo con loro, se vogliamo capirli, se vogliamo cambiare atteggiamento e provare un sentimento più positivo ed empatico.

COSA SI PUO’ FARE PER NOI E PER LORO?

Partiamo dal proposito che è giusto garantire ai nostri genitori una vecchiaia dignitosa e serena, per la stessa legge a cui ci appelliamo quando parliamo di bambini, la legge del diritto ad una esistenza felice che significa una buona vita e una buona morte.

Pensiamo che alcune cose vanno fatte per loro (per aiutarli a vivere bene fino alla fine), per noi (per evitare sensi di colpa successivi) e per i nostri figli (da noi imparano l’amore e il rispetto per l’anziano, cioè verso di noi tra parecchi anni).

Alcuni passaggi sono fondamentali e necessari. Ecco un breve elenco:

1-      Abbandonare e dimenticare i rancori, i disaccordi, le liti

2-      Accettare i loro difetti in quanto più di noi loro hanno giustificazioni per non riuscire a correggerli

3-      Ricordarsi che la vecchiaia va rispettata come status in sé: gli Anziani da sempre vanno rispettati, ascoltati e accuditi

4-      Entrare nel cerchio del ciclo di vita dove il più forte, quello con più risorse e sicurezza protegge il più debole, quello in difficoltà, quello che ha paura (e gli anziani sono i deboli)

5-      Pensare che oggi questo è il rapporto che posso avere oggi con il mio genitore, a queste condizioni, e devo saper trarne il meglio possibile

6-      Imparare a valorizzare i momenti di scambio affettivo che ora passa attraverso piccoli gesti, sguardi, poche parole, spesso silenzi.

 

Questi pochi punti ci fanno capire come sono tanti gli elementi in gioco, personali e culturali, psicologici e sociali, affettivi e non solo, tutti giocano il loro ruolo e tutti vanno messi in campo. Dove è carente un aspetto dobbiamo intervenire in nome dell’altro.

Solo così riusciremo a garantire loro la nostra regolare presenza, regalare a loro la nostra compagnia e regalarci la loro compagnia, tentando di non compromettere i bisogni personali e le richieste della propria famiglia la quale non va penalizzata per questo, ma semmai coinvolta.

Rileggendo e ricomponendo il passato, ripartendo da zero su nuove basi, possiamo  tentare di costruire un rapporto nuovo con nuovi dati di partenza. Questo ci permetterà di essere disponibili per le loro necessità e di imparare a diventare i loro punti di riferimento affettivi, come loro lo sono stati per noi, nel bene o nel male.

 

 

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"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic2@libero.it  specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"-

 

 

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[1]  I nostri genitori invecchiano-Le crisi familiari della quarta età di Brigitte Camdessus - Raffaello Cortina ed.

 

 

 

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