Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

Scarsa memoria

di Stefania Intartaglia - psicologa - 30-1-15- h.15,15  (Livello 2 su 5)

 

 

 

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate, anche le nostre.” (Primo Levi)

 

Primo Levi in Se questo è un uomo scriveva queste profondissime parole e si riferiva all'orrore che si è compiuto durante la seconda guerra mondiale ai danni di un popolo, ai danni dell'umanità. Un orrore che è nato e cresciuto tra le fila della cosiddetta normalità, che si è dispiegato nell'esecuzione puntigliosa di ordini da parte di temibili soldati, ma anche di persone comuni che sbrigavano pratiche burocratiche, che compilavano tabelle e spuntavano liste. Liste di persone da spedire, da  usare, da smaltire. Persone come merci, persone come scarti.

 

Se potessimo davvero ricordare ciò che è accaduto forse potremmo non ripeterlo. Ma il fatto è che noi non ricordiamo. Noi dimentichiamo. Celebriamo la memoria del genocidio ebraico, idealizzandolo e facendone perfino un commercio, in modo che poi possiamo dimenticare meglio e con coscienza pulita, che quello che accadde allora è accaduto ancora e sta accadendo adesso in tante forme, in tanti luoghi, a tanti livelli.

 

Siamo stati avvisati, ma l'abbiamo dimenticato. D'altra parte non siamo capaci di ricordare nemmeno quello che ci riguarda più da vicino. Se stiamo bene e non ci manca nulla, se siamo di buon umore, allora dimentichiamo che ieri siamo stati male e che ci è mancato tutto. Dimentichiamo il piccolo male che è capitato a noi come dimentichiamo l'enorme male che capita ad altri.

 

Forse ieri abbiamo letto che semplicemente acquistando un certo prodotto - di cui potremmo benissimo fare a meno – finanziamo lo sfruttamento di bambini in una miniera o in una fabbrica. Ma ce ne siamo dimenticati, non sono mica i nostri figli quelli.

E se lo fossero?

Magari abbiamo sentito che quel cibo che noi compriamo a poco prezzo costa schiavitù e morte. Ma l'abbiamo scordato, non c'è mio fratello tra gli schiavi.

E se ci fosse?

Può darsi che ci abbiano detto che quel maglione che indossiamo è stato intessuto con la violenza e con la supremazia su un popolo di contadini cacciati dalla loro terra. L'abbiamo dimenticato però, non c'è la mia famiglia tra quegli sfollati.

E se ci fosse?

Noi acquistiamo merci e decidiamo il destino di persone spuntando una voce dalla lista della spesa.

 

Se apriamo un libro di storia, possiamo vedere nero su bianco che ciò che oggi sta accadendo altrove, ieri è accaduto da noi, magari ai nostri nonni. Ma dimentichiamo anche questo.

 

Parlando con disprezzo degli immigrati, dimentichiamo che un tempo il nostro popolo era costretto ad emigrare, dimentichiamo di domandarci da quale situazione scappano queste persone, dimentichiamo di aver dimenticato e pretendiamo perfino di sapere quello che non sappiamo.

 

Abbiamo dimenticato anche Dio, riusciamo perfino a dire che è morto o che non è mai esistito, eppure Lui ci aveva avvertito di tutto questo. Ma la nostra memoria è tragicamente corta.

 

Noi dimentichiamo praticamente tutto, eppure ci sentiamo padroni delle nostre vite e ci culliamo nell'illusione di essere al riparo da ciò che capita solo altrove, solo agli altri. Ci rifugiamo nella nostra normalità, ma la normalità è pericolosa perché si fonda su certezze striscianti mai verificate e su menzogne talmente grosse da non riuscire a coglierle. È nella normalità che si compie il male anche se noi ci sforziamo di spiegarlo con la follia. Il male è banale come scriveva HannaH Arendt, ha il volto degli uomini comuni, non quello di un mostro. Il volto che potrebbe essere quello di ognuno di noi. Dubitare dei propri sensi e della propria ragione è, in una certa misura, un fatto positivo. Coltivare il dubbio e mettersi in cerca della verità è un impegno gravoso, ma necessario.

 

 

 

 

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