TRATTI DI PERSONALITA’ TRA NORMALITA’ E PATOLOGIA

Da: AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO - di Gabriella Ciampi psicologa psicoterapeuta – (23/05/2013)-   3-4-18

(Immagine da Alice in Wonderland – film del 2010 diretto da Tim Burton)

 

Non sempre sappiamo riconoscere in noi i nostri eccessi, i nostri difetti, ciò che io definirei come quelle “esagerazioni” del carattere che ci creano problemi nelle relazioni e con noi stessi.

Anche nell’ambito della psicologia non è facile capire quando un tratto della personalità (1) è da considerarsi “normale” e quando invece è sintomo di un quadro patologico, non sano.

Noi abbiamo delle caratteristiche, dei modi di fare personali, e ciascuno di noi preso da solo non avrebbe nessun problema: serve un’altra persona con cui confrontarsi, serve un punto di riferimento per capire quando si esagera, quanto si esce fuori dalla “normalità”.

Ma cosa è normale? Forse è normale ciò che è condiviso dalla maggioranza o che, anche se strano e anomalo,  è in sintonia con il nostro io, non crea un disagio interno. Vediamo un paio di casi; prima descriverò le caratteristiche e poi dirò in generale come capire se è “normale” o no avere questi comportamenti.

 

LA PARANOIA.

Molti potrebbero riconoscere in sé i tratti paranoidi che descrivo nelle righe a seguire, cioè quei comportamenti caratterizzati da sospetto di essere ingannato o danneggiato, dubbio sulla lealtà o affidabilità degli amici o colleghi, paura a confidarsi con gli altri per timore ingiustificato che le informazioni rivelate possano essere usate contro, rancore conservato per insulti, offese ricevute… (tratto dalla descrizione del DSM IV (2) per il disturbo di personalità paranoide ).  Chi ha questi tratti di personalità è anche una persona che sta sempre all’erta, sta sempre attenta ai dettagli perché deve prevenire abusi o truffe, e spesso manifesta rabbia ripensando ai maltrattamenti o alle fregature subìte in passato, porta rancore.

Perché fa così?   Queste caratteristiche di personalità sono spesso  riconducibili ad un forte uso di un meccanismo di difesa (3) (vedi allegato:  COME SI DIFENDE L’IO)  chiamato proiezione, attraverso il quale le proprie caratteristiche cattive vengono attribuite (proiettate) all'esterno, su altre persone, o sull'intero ambiente, che verrà così percepito come costantemente ostile, persecutorio e pericoloso per la propria sopravvivenza.

Per semplificare è quello che succede quando una persona che non accetta il tipo di vita che la fortuna/sfortuna le ha riservato, non fa che parlar male e con invidia della propria vicina di casa che sta meglio, oppure io che mi sento profondamente offesa e vorrei vendicarmi, sospetto che la mia collega stia tramando qualcosa contro di me .

Un altro caso:     L’OSSESSIVITA’

Anche qui potremmo trovare somiglianze con noi: attenzione per i dettagli, per l’ordine, per gli schemi, per l’organizzazione; eccessiva dedizione al lavoro fino ad escludere lo svago; esagerata scrupolosità o inflessibilità morale; riluttanza a delegare i compiti, testardaggine, caparbietà (sempre DSM). Questa persona crede fermamente che le cose debbano essere fatte perfettamente in quanto improvvisazione e spontaneità portano sempre a cattivi risultati. Dovendo fare tutto perfettamente, passerà molto tempo nel ricontrollare le cose, accertarsi di non aver dimenticato niente, rifare la stessa cosa più di una volta, per il timore di essersi distratta o aver sbagliato o aver tralasciato.

Perché fa così?    Spesso si tratta di una persona che ha avuto un’educazione improntata al perfezionismo, all’osservanza di regole rigide e che veniva punita quando non faceva bene, e quindi cresciuta con la paura di sbagliare. Il bisogno costante di controllo e attenzione per “fare le cose nel modo giusto” nasconde il timore (e la credenza di base su se stesso) di non essere abbastanza bravo o capace; il seguire precisamente una regola o un solido criterio esterno riduce le possibilità di sbagliare.

Per semplificare è questo che spinge uno studente ad imparare letteralmente a memoria un testo intero per prepararsi ad un esame  e rimandare puntualmente la data perché non si sente mai abbastanza pronto oppure un individuo a programmare rigidamente un viaggio in macchina annotandosi soste, tappe, orari, numero di giorni, rifornimenti benzina, ecc, senza tralasciare nulla all’imprevisto.

SARA’ NORMALE­­­ ?

Quando in psicologia si deve valutare un segno/sintomo, si prendono in considerazione alcune variabili tra cui il momento della nascita del sintomo, la sua gravità, la frequenza e la durata.

C’è differenza se un tratto o sintomo è presente da sempre, dalla nascita o dall’adolescenza, oppure se è iniziato in età adulta, cosa che probabilmente sarà stata concomitante ad un evento particolare.

C’è differenza se questo tratto o sintomo è lieve o moderato o grave. Questo lo si può valutare considerando quanto interferisce con le attività sociali e/o lavorative, quanto ostacola le attività e le relazioni sociali.

Ancora c’è differenza se si presenta ogni tanto o ogni giorno, se persiste ininterrottamente da mesi o ci sono pause di mesi o anni.

Per esempio: una persona si lava le mani tantissime volte al giorno. E’ un igienista, un fissato o una persona che ama semplicemente la pulizia? Sarà normale? Vediamo.

1)      Quando ha cominciato a fare così, dall’adolescenza? Oppure tutto è iniziato da un evento particolare?

2)      Quante volte al giorno? Dieci, cinquanta, cento volte?

3)      Per fare queste azioni, rinuncia a fare qualcosa o questo condiziona in qualche modo i rapporti con gli altri?

4)      Sente di poterne fare a meno oppure deve per forza fare così, altrimenti sta male o può accadere qualcosa di terribile?

5)      Ha motivi realistici per fare così o no?

 

Come si può capire, il peso dell’azione cambia a seconda delle risposte che diamo e cambia anche l’eventuale lavoro psicologico da fare. Se il fatto di lavarsi tante volte le mani non interferisce con niente e la persona riesce a limitarsi e controllarsi quando lo vuole, può non essere un problema e può essere un fatto transitorio. Se è spinta a fare così perché svolge un lavoro in cui tocca continuamente oggetti infetti o sporchi, in realtà c’è un motivo reale, quindi è normale anche se forse esagera un po’. Se ha iniziato a lavarsi le mani tanto spesso da quando ha vissuto un’esperienza traumatizzante in cui era coinvolto il grado di igiene delle persone (contaminazione, contagio, ecc), bisogna lavorare sul trauma ed elaborato questo si ridurrà l’azione, che è  diretto effetto del trauma subìto.

 

ALLORA COSA E’ LA NORMALITA’?

Una persona sempre sospettosa  e guardinga, si sente al riparo dalle fregature e così sta tranquilla; allo stesso modo un ossessivo si sente contento della propria competenza e precisione, e riceve a volte i complimenti dagli altri. Fin qui è tutto “normale”, va tutto bene finché queste stesse cose non cominciano a creare problemi interni o nelle relazioni, e i problemi iniziano quando questa persona si irrigidisce nel comportamento, non riesce più a gestirlo, a cambiarlo, ad adattarlo alla realtà e alle diverse situazioni. (vedi allegato: Esempio di come un tratto “patologico” di personalità   può tornare utile e funzionale.)

Possiamo definire la normalità soltanto tenendo presente il grado di adattabilità e funzionalità dell’individuo rispetto alle situazioni e ai cambiamenti. Dobbiamo cioè vedere come la persona funziona nei rapporti, rispetto al mondo, nonostante la sua caratteristica, come affronta le varie situazioni, come risolve i problemi, la sua flessibilità nel confronto con persone diverse da lei. I clinici chiamano questa dimensione “flessibilità adattiva” del soggetto. Bisogna immaginare il tratto di personalità (e lo stile di personalità) su una linea (un continuum) dove ad un estremo c’è la normalità/flessibilità/buon adattamento e sull’altro estremo c’è il disturbo di personalità/rigidità/disadattamento; in mezzo ci sono i vari gradi.

 

 


 

 (1) Tratto di personalità: si può definire come il modo di agire, sentire e conoscere che una persona ha sempre. L’insieme di più tratti forma lo stile della personalità di un individuo.

(2) DSM : Diagnostic Statistical Manual (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali )

(3) Meccanismi di difesa: sono le varie difese attuate inconsciamente dall’Io per proteggersi da contenuti o esperienze troppo intensi o inaccettabili per la persona.

 

"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic2@libero.it specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"

 

 

 Indice comportamenti   -   home

 

 

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica sono scritti NON PROFIT, senza fini di lucro, per il solo studio biblico personale di chiunque lo desideri - vedi AVVERTENZE