"PERCHE’ MISCHIARE LA PSICOLOGIA CON LA RELIGIONE? "

(da una domanda di una lettrice)

 

"Psicoflash" di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 18-7-12

 

 

Vorrei cercare in poche parole di spiegare il motivo per cui riteniamo che la psicologia possa avere un ruolo valido nella crescita spirituale della persona.

Il primo punto importante sta nel considerare l’uomo nei suoi due aspetti o versanti: quello naturale e quello soprannaturale. Si tratta di due realtà che non si escludono ma si completano, si integrano. Sono due prospettive, umana e divina, che richiedono due approcci e metodi di indagine differenti ognuna restando nel proprio ambito senza sconfinare o degenerare in generalizzazioni.

Il secondo punto, che avvalora la legittimità della relazione tra la psicologia e la religione, riguarda il fatto che l’uomo toccato dalla fede è un uomo che grazie all’esperienza religiosa trasforma la sua vita, la sua esistenza e se stesso; parliamo cioè di una realtà soprannaturale-spirituale che invade, riempie, perfeziona la persona nella sua dimensione terrena, umana e psicologica. Questo sviluppo spirituale si esprime in modi di essere ed atteggiamenti, e compito della psicologia spirituale è focalizzarsi su questo aspetto naturale umano nella pratica della fede, uscendo dalla visione egocentrica individuale, favorendo la maturità e l’apertura verso l’ascolto di Dio.

Vogliamo quindi proporre una psicologia in funzione dello sviluppo spirituale.

Nel ns caso, la psicologia che vogliamo presentare si vuole occupare della personalità del credente e dei suoi atteggiamenti restando dentro al proprio ambito di studio e mantenendosi nel proprio campo di riflessioni, offrendo quindi una visione parziale ma non per questo inconciliabile o non integrabile con la religione.

Questa psicologia può analizzare, spiegare i comportamenti riferiti alla religione: le attività religiose (la preghiera, la meditazione, la partecipazione al culto, ecc) hanno una dimensione osservabile in quanto sono comportamenti ed esperienze vissute, quindi possono essere oggetto di studio della psicologia.

Il contributo che la psicologia può dare è certamente limitato all’aspetto naturale ed umano, non intende indagare o spiegare il significato di grazia, il mondo soprannaturale, o l’intervento di Dio.

Resta però il fatto che con le sue tecniche e le sue riflessioni può preparare la persona ad accogliere l’azione divina, rendere il credente più disponibile a sviluppare in sé la grazia.

Concludendo: ogni fenomeno e comportamento religioso presenta una dimensione umana osservabile e noi siamo convinti che la fede/la Grazia agisca non in modo astratto e distante dalla persona ma entrando con potenza nella vita pratica, nella realtà concreta, influendo e trasformando l’esistenza umana, innestandosi in essa e arricchendo la natura e la libertà dell’essere.

Come dice bene B. Goya: “Ne segue che la Grazia permea e si impasta con le strutture umane e percorre gli stessi itinerari psicologici di una normale crescita umana[1].


 

[1] B. Goya Psicologia e vita spirituale, EDB 1999

 

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"Per chiarimenti sul contenuto, approfondimenti o domande, potete scrivere all'indirizzo mispic2@libero.it  specificando nell'oggetto "Domande alla psicologa". La d.ssa Ciampi sarà lieta di rispondere"-

 

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