Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IL VUOTO ESISTENZIALE

"Psicoflash" di Gabriella Ciampi - psicologa psicoterapeuta - 18-6-12

 

LA MALATTIA DELL’ANIMA

Alcune persone mi raccontano di uno stato interiore di malessere che riassumono con l’espressione vuoto esistenziale.

E’ uno stato di passività, mancanza, che genera la sensazione di perdita di senso nella propria esistenza e che stimola pensieri negativi, pensieri piuttosto sterili che non portano a propositi o progetti ma al contrario tolgono entusiasmo e rendono triste il futuro che ancora deve essere vissuto.

L’ HORROR VACUI: la paura degli spazi vuoti

Il vuoto è fastidioso, si sa, soprattutto quando è percepito come mancanza, assenza di qualcosa. Ne sa molto la storia dell’arte: andiamo a guardare i vasi del medioevo ellenico (v. figura sotto) ma anche l’ Art Brut (uno stile di pittura realizzata a volte da ospiti degli ospedali psichiatrici come Adolf Wolfli – v. figura sotto); lo stesso concetto ispira gli arabeschi dell’arte islamica dove con meticoloso lavoro non si vuole tralasciare il minimo spazio vuoto.

NOI COME RIEMPIAMO IL NOSTRO VUOTO?

Spesso ricorriamo ad ogni mezzo per attenuare questo disagio: il cibo, le droghe, internet e la televisione, il sesso o amori inventati, tutti mezzi che si rivelano prima o poi poco duraturi o inefficaci, quando non generano serie problematiche di dipendenza che conducono a vere psicopatologie.

Probabilmente intuiamo che l’origine è psicologica, il senso di vuoto non nasce semplicemente dalla mancanza di una distrazione o di una gratificazione, ma non riusciamo ad andare oltre questa riflessione, spesso non sappiamo dove cercare e che tipo di risposta ci serve.

Posso già dirvi che nemmeno la psicologia risolve questa questione!

COMINCIAMO A POSARE LA PRIMA PIETRA

Viktor Emil Frankl (Vienna 1905-1997), medico-filosofo-psichiatra (e prigioniero dal ’42 al ’45 in diversi campi di concentramento nazisti) ha detto una cosa molto interessante su cui riflettere. Affermava che nell’uomo c’è una spinta a cercare il senso della propria vita e che non si ha pace finchè non siamo convinti di averlo trovato.

Per dirla tutta,  Frankl continua il suo discorso in un modo alquanto impegnativo e complesso: egli richiama alla responsabilità di ciascuno di dare un significato alla propria esistenza, cercandolo, costruendolo, andando al di là del mero soddisfacimento degli impulsi o ricerca del piacere, per approdare ad una dimensione superiore, indagando e muovendosi sul piano spirituale.

Si tratta di recuperare dei valori, di ricostruire dei significati superiori da attribuire alle nostre azioni e ai nostri pensieri, di  ricercare uno scopo individuale più “alto”. Occorre anche imparare ad avere una visione totale della persona (di se stesso) come unione di corpo – psiche e spirito: queste tre dimensioni devono arrivare ad armonizzarsi coerentemente con i valori e le scelte che ciascuno ha posto come orientamento della propria vita.

Un periodo di crisi allora può essere un’occasione per rivedere la propria esistenza sotto questo punto di vista e cominciare a non mettere più al centro della propria attenzione se stesso e i problemi, ma “qualcosa/qualcuno” che trascenda noi stessi e che dia finalmente risposta a quel forte bisogno di significato che non può trovare totale gratificazione in questo mondo.

Rif.to bibliografico: Viktor E. Frankl (2005),  Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana.

 

 

Cratere Tardo geometrico I, h 123 cm. Atene, Museo archeologico nazionale NM990

 

 

 

 

 

 

Adolf Woelfli (1864 - 1930)

 

 

 

 

 

 

 

 

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