Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 SUICIDIO: INGANNO DELL’UOMO E DOLORE DI DIO - 1 parte

 

 

 

Cari lettori, sono uno che circa 33 anni fa è scampato al suicidio per la sola grazia di Dio. Spero che quanto scrivo possa essere prima di tutto d’aiuto a chi sta male e secondariamente di correzione a chi predica giudicando severamente ciò che non conosce.

 

Cosa dice la Bibbia?

Ecco intanto l’opinione di autorevoli studiosi evangelici:

“Il suicidio è raro nell’AT, ma alcuni misero fine alla loro vita di fronte a disastri militari veri o presunti (Giu 9:54; 1 Sam 31:4; 2 Sam 17:23; 1 Re 16:18). Nel NT c’è solo un suicidio, quello Giuda (Matt 27:5). Dovremmo considerarlo un modo peccaminoso di concludere la vita che Dio nella Sua bontà ci ha donata, ma la Bibbia non affronta specificamente la questione”[1]

 

Questo breve commento, che condivido, ci consiglia dunque prudenza nei giudizi troppo rapidi.

Sappiamo tutti infatti che l’uomo consapevole (soprattutto se credente) non deve distruggere la vita che Dio gli ha donato, però è proprio questa “consapevolezza di sé”, spesso assente, che fa una grandissima differenza nella considerazione delle nostre azioni.

 

Come aiutare, alla luce della Bibbia:

Io come ho detto più volte non credo che gli insegnamenti del Vangelo siano applicabili in maniera dogmatica come fossero un nuovo decalogo. Se noi diciamo a chi ha in mente il suicidio: “non lo devi fare perché è proibito, vai contro il comandamento, è peccato mortale, andrai all’inferno” dubito che otterremo buoni risultati. Non potrebbe capirci, perché in fondo nemmeno noi mostreremmo di aver capito lo Spirito dell’Amore che anima la Scrittura. Applicare la legge a questo modo non serve a salvare. E’ superfluo ricordare l’adultera che stava per essere lapidata e che Gesù non condanna, per darci un esempio. Anche sul Vecchio Testamento poi ci sarebbero molte riflessioni da fare prima di applicare le regole; ve ne vorrei proporre una che riguarda peccati terribili come l’assassinio.

“Fra le città che darete ai Leviti ci saranno le sei città di rifugio, che voi designerete perché vi si rifugi l'omicida; e a queste aggiungerete altre quarantadue città”[2].

“designerete delle città che siano per voi delle città di rifugio, dove possa mettersi in salvo l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente. Queste città vi serviranno di rifugio contro chi vuole vendicare il sangue versato, affinché l'omicida non sia messo a morte prima di essere comparso in giudizio davanti alla comunità”[3].

 

Dio non vuole certo proteggere il peccato, tanto meno l’omicidio, ma ha un’infinita misericordia per il peccatore; ed il Suo primo pensiero non è la “caccia all’uomo” come facciamo noi, ma la protezione di chi ha sbagliato contro il facile giudizio di chi si sente sempre giusto e uccide anche con le parole.

La volontà di chi commette un’azione terribile come l’omicidio o il suicidio, io ne sono convinto, non è mai quella che sembra a chi sta seduto nel salotto, ma quell’atto è la conseguenza pratica di una volontà in cui il maligno da tempo ha molto lavorato tanto da distorcere ogni valore. L’ingannatore è riuscito ad alterare lo sfondo, la finalità delle azioni. Nell’uomo infatti, sia esso peccatore omicida o suicida (è solo la mia opinione), c’è sempre una volontà “buona” per se stesso, o per lo meno che a lui sembra buona, come unica strada da percorre per evitare il peggio. Il problema non è nell’applicazione della volontà, quanto nell’individuazione del “buono” in assoluto.

L’allontanamento da Dio, sommo Bene, che tutto creò “buono”, ha corrotto e degenerato il concetto di “buono”, il quale staccato dall’Amore verso Dio e verso il prossimo, è diventato solo sterile ed egoistico amore per se stessi.[4]

L’uomo persegue sempre il suo scopo che è quello di vivere ed amare, solo che quando è staccato da Dio, senza più scambiare elevati sentimenti d’Amore con Lui, il suo perseguire la vita e l’amore diviene un’attività solo terrena, disordinata, senza discernimento… E così, senza rendersene conto persegue il male anziché il bene.

 

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[1] Dizion Biblbico GBU 3^ ediz – Marshall-Millard-Packer-Wiseman-Diprose; pag 1037.

[2] Numeri 35:6

[3] Numeri 35:11-12

[4] Si confronti  a questo proposito in Genesi 1:12,18,21,25 il concetto di “buono”, anzi di “molto buono” (Gen 1:31), da parte di Dio, con il concetto di “buono” da parte di Eva (Gen. 3:6), che, ingannata dal serpente, già distaccata da Adamo, si distacca anche da Dio mettendo in dubbio la Sua Parola, e finendo con l’osservare il frutto con un desiderio egoistico e personale. I due concetti di “buono” sono simili, ma il primo è amore per donazione, il secondo è amore per possesso personale. Il primo riflette il carattere di Dio che trasmette amore e vita, il secondo il carattere dell’ingannatore che si impossessa della vita e non potendola far vivere la può solo distruggere.

 

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